I web designer e l’ubiquità
Quella che segue è la trascrizione del podcast.
Ciao ragazzi, qui è Carlo D’Angiò. Un abbraccio a tutti voi. Finalmente ci risentiamo.
È passato un po’ di tempo dall’ultimo podcast, ma diciamo che sono stato impegnato sul fronte dei contenuti per un grande progetto formativo che molti di voi conoscono, ma non diciamo cos’è, altrimenti qualcuno dice che poi noi facciamo spam.
Niente spam. Lo spam non ci interessa. Quello che ci interessa invece è avere la vostra attenzione sull’argomento di questo podcast. Di cosa parliamo oggi?
Parliamo dell’ubiquità, ovvero, della capacità di essere sempre presenti in ogni luogo: l’onnipresenza.
L’onnipresenza è un dono. Ce l’hanno in pochi: Dio, Gesù, forse il Drago delle sette sfere. Ma meno male, dico io. Immaginate di incontrare dappertutto le persone che non sopportate. Sarebbe un inferno.
Ora, però, a parte gli scherzi, non parliamo dell’ubiquità come concetto metafisico, trascendentale. Parliamo di una ubiquità più umana, più mortale. Parliamo della capacità di un web designer freelance di essere in più luoghi contemporaneamente.
Bè, anche qui non è facile. Però, è possibile. E in questo podcast cercheremo di capire come.
Prima però voglio raccontarvi una storia. È la storia di Marco. Potrebbe essere il nostro Marco? L’esperto SEO che lavora con noi in azienda? Non posso dirvelo per una questione di privacy. Lascio a voi la libertà di immaginarvi un qualsiasi Marco che faccia parte della vostra vita. Però, vi assicuro che la storia è vera.
Marco, ogni mattina si siede davanti al suo portatile e controlla la situazione del portafoglio azionario. Un giorno, vedendo che diversi titoli sui quali aveva investito erano saliti nella notte, entra nel sito web della sua banca e vende un certo numero di azioni di un fondo internazionale di trasporti. Poi chiama il suo concessionario e ordina una macchina sportiva, prodotta in Germania, fornita di alcuni accessori alla moda che aveva sempre sognato.
Entro un’ora, i lavoratori di una catena di montaggio ad Amburgo ricevono le specifiche di fabbrica per costruire una cabrio rossa con un tettuccio reclinabile, sedili di pelle, stereo con quattro casse e altri accessori che Marco aveva specificatamente richiesto.
Nello stesso momento, le azioni del fondo che Marco aveva venduto vengono acquistate da un investitore istituzionale in Giappone che è abbonato a un giornale finanziario on line che segnala le opportunità di borsa in tempo reale e che lo aveva informato via email di un improvviso aumento delle vendite di azioni nel settore dei trasporti.
A mezzogiorno il fondo aveva subito un rialzo di 2,5 punti.
Una compagnia aerea asiatica che partecipava al fondo ha approfittato del rialzo per acquistare due Jumbo dalla Boeing a Seattle, Washington.
A sua volta, la Boeing ha utilizzato questi ricavi per pagare gli stipendi di alcune migliaia di suoi dipendenti, compresa l’addetta all’assemblaggio Mary. Alle cinque del pomeriggio, ora del pacifico, Mary scopre che la sua banca le ha accreditato online lo stipendio settimanale e così, una volta a casa, apre il suo computer, va su Amazon e usando la sua carta di credito compra un buono di 100 dollari che spedisce via email a suo fratello Marco in Italia, il quale potrà spendere quei soldi come vuole su Amazon.
In poche ore, un solo uomo, seduto nel suo appartamento, ha dato inizio a una serie di eventi che hanno influenzato l’economia di 4 Paesi, di sette settori industriali e la vita di un numero imprecisato di persone.
Ma che cosa è realmente cambiato? Visto che non c’è stato nessuno scambio materiale di soldi o di altro. Nessun prodotto è stato ancora fisicamente consegnato. E persino il lavoro deve essere ancora svolto.
Cosa quindi è stato scambiato? È stata scambiata l’informazione. I dati viaggiano dalle persone alle società, per raggiungere intere comunità di persone.
Ora, prendete in considerazione lo stesso scenario e moltiplicatelo per milioni di transazioni simili che hanno luogo in migliaia di posti diversi in ogni paese.
Ecco cos’è l’ubiquità di cui stiamo parlando. È internet. È la rete. È la possibilità di raggiungere i posti più lontani, ma soprattutto di farlo anche quando siamo impegnati in altre cose.
Prendete come esempio il blog di YIW. Ogni giorno migliaia di persone in ogni parte d’Italia leggono i nostri articoli, interagiscono con la community, lasciano commenti, si creano delle aspettative, ci scrivono delle email. E tutto questo avviene mentre noi siamo impegnati a sviluppare contenuti per altri progetti.
Allora, perché ho deciso di registrare questo podcast? Perché non una volta ho sentito dire (oppure ho letto tra i commenti) cose del tipo: eh, ma dove vivo io è difficile fare questo lavoro (e cioè il web designer freelance).
Permettetemi di dirvi con affetto, come se fossi un vostro fratello più grande: questa del posto dove uno vive è una colossale minchiata. Fatevi servire dal vostro fratellone.
Non vi parlo di fatturato e di numeri, perché altrimenti sembra che stia facendo un’autocelebrazione del mio business, ma vi posso assicurare che ho seguito progetti web (non piccoli) in ogni parte d’Italia. E l’unico paese nel quale non ho avuto clienti è il mio. È quello dove abito.
Allora, apritevi un sito che non sia solo una galleria o una vetrina dei vostri mockup. È importante che ci sia il portfolio, ma è ancora più importante che ci siano nell’ordine le seguenti quattro cose:
- Un about me scritto a regola d’arte
- Un blog su cui dovete postare contenuti importanti per la vostra nicchia di mercato e non per i web designer
- Una pagina dei contatti che non pretenda di avere numeri di telefono o altre informazioni che l’utente lascia a malincuore, ma contenga solo pochi campi per un primo informale contatto. Il resto si fa dopo.
- Una risorsa da regalare ai vostri lettori su un argomento interessante per fare lista (eBook, un’intervista, un podcast etc.). Per esempio: 21 errori che commettono i siti di ristorazione.
Approfondite questi punti e mettete in atto questi suggerimenti. Dopodiché i clienti vi arriveranno da ogni parte d’Italia. E grazie alla tecnologia disponibile potrete gestirli facilmente. Con skype, con TeamViewer, con Google Drive, potete fare tutto quello che volete anche a distanza.
Questo è uno dei grandi vantaggi del freelancer: poter lavorare comodamente da casa e sfruttare la tecnologia per essere sempre presente con i clienti, forse anche di più rispetto a chi abita nella stessa strada dove è ubicata l’azienda del vostro cliente.
Se questo non vi è chiaro, se non lo sapete fare, se non sapete dove mettere le mani per cominciare a lavorare da casa in modo proficuo, indipendentemente dalla cultura del posto dove abitate (che è l’ultima cosa che ci interessa), allora è necessario che approfondiate questi argomenti, perché probabilmente vi state perdendo un buon 70% del business disponibile sul mercato per voi.
Credetemi: se non state acquisendo clienti nel modo in cui vi ho indicato, state perdendo un sacco di soldi. Ed è un vero peccato.
Per oggi è tutto. Un abbraccio ubiquo dal vostro Carlo D’Angiò
Ci sentiamo alla prossima.
9 commenti
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Come freelance più che ubiquo mi sento eclettico! Nello stesso giorno faccio l’account, l’amministratore, il programmatore, il seo, il project manager e… l’omino delle pulizie :-)
Ho aperto da poco il mio blog proprio con l’intento di rivolgermi a potenziali clienti e non ai colleghi come vedo fare da molti, ho avuto modo di riscontrare apprezzamento dai miei clienti proprio per il modo di comunicare in maniera semplice e senza troppi tecnicismi le mie competenze.
Per quanto riguarda la cosa da “regalare” non saprei, qualche consiglio?
Cosa potrebbe aiutare i tuoi clienti col web? Es.: una top bar potrebbe convogliare l’attenzione del pubblico su determinate offerte e aumentare le conversioni sul sito del tuo cliente? Se sì, sviluppa un plugin e regalalo; oppure, scrivi una miniguida su come installare, implementare e sfruttare una top bar per aumentare i clienti di quel settore. Era solo un esempio. Trova una risorsa utile per il tuo “cliente tipo” e regalala.
A presto, Jacopo.
Davvero utile come podcast!
Grazie, Luca.
Complimenti, davvero un bell’articolo! Spiritoso,grintoso e inspiratore :)
Ottimi i 4 consigli sul sito personale, che condivido pienamente e a tal proposito vorrei soffermarmi sul punto:
“Un blog su cui dovete postare contenuti importanti per la vostra nicchia di mercato e non per i web designer” cioè? Non postare i soliti tutorial su css,php,asp ecc (che se fatti bene non sono proprio..soliti) ?
La nicchia di mercato non è il web stesso? Ossia i potenziali clienti di un futuro (magari prossimo) sito web?
Ti riferisci forse ai consigli su come sviluppare una determinata piattaforma?
Ah, purtroppo non tutti sono all’altezza di installare un “semplice teamviewer” giusto per citarne uno, per non parlare di coloro che non riescono a seguirti nemmeno via email,semplicemente perchè la posta la leggono…..non la leggono! Ovviamente saranno destinati (o meglio il loro sito) all’oblìo e a negarci l’ubiquità, cosa ben più peggiore! :)
Grazie per la tua attezione, buon lavoro :)
Grazie, Mixo, per i complimenti.
Allora, nell’ordine:
1. Blog – Chi si occupa di tutto e di tutti non si occupa di niente. Meglio scegliere una nicchia di mercato, per quanto ampia possa essere, e specializzarsi. Dunque, se ti occupi di ristoratori, i contenuti del tuo blog devono essere interessanti per i ristoratori. Css, php e compagnia bella potrebbero interessare a un ristoratore?
2. Difficoltà con TeamViewer – Questo è un problema che riguarda solo coloro che lavorano con tutti. Se scegli di lavorare con un certo tipo di cliente (uno che sappia aprire la mail e interagire con te), ti arriverà solo questo tipo di cliente, perché scriverai sul tuo blog solo per lui. E solo lui sentirà il bisogno di contattarti. Chi non sa aprire una mail nemmeno sarà attratto dal tuo blog. Non so se mi sono spiegato.
Buon lavoro anche a te.
Intanto grazie a te per aver risposto in modo così celere e puntuale :)
Condivido pienamente il punto 2 della tua risposta, infatti la mia osservazione era una sorta di provocazione. Agli inizi ci si imbatte in molte tipologie di clienti, poi magari col tempo e con un sito ad hoc riusciamo a filtrarle.
Riguardo al punto 1: dipende da cosa tratta il mio sito.
Il mio commento era scaturito dalla seguente osservazione: se ho un sito personale con lo scopo di farmi conoscere, questo in parte illustrerà le mie conoscenze ed i miei lavori e la restante parte sarà dedicata ad un blog. E quì veniamo al punto. Un sito del genere che blog dovrebbe avere ? Non dovrà forse toccare le varie tematiche relative allo sviluppo di un sito web ? e non parlo solo di script, codice ecc. :) Non carpisco il tuo riferimento al “ristorante”
Hai scritto: “Non dovrà forse toccare le varie tematiche relative allo sviluppo di un sito web ?”
Certo, ma non per deliziare i tuoi colleghi (che magari si deliziano ugualmente). Scriverai per i tuoi lettori che, nell’esempio, erano i ristoratori. Parlerai di codice? Parlerai di layout? Ok, ma lo farai in modo che il lettore (ristoratore) possa trarne delle informazioni utili per il suo sito e per la sua attività. E magari saranno così interessanti che prima o poi deciderà di scriverti e di chiederti un preventivo.
Se invece scrivi di codice per altri web designer, il ristoratore (che rimane un esempio, può essere anche un avvocato il tuo cliente tipo) non troverà interesse. Anzi, non ti troverà proprio. Perché le sue ricerche su Google avverranno con keyword che non hanno attinenza con i tuoi contenuti.
Spero di essere stato più chiaro. :-)
ok, chiaro :)
ciao, alla prox