La serietà del Web Designer: 5 Cose da sapere per essere un buon professionista
In diversi articoli qui su Your Inspiration Web, abbiamo trattato l’argomento clienti, considerandoli a volte come figure leggendarie, capaci di mettere a repentaglio la sanità mentale del povero web designer.
Nella maggior parte dei casi è vero e le numerose testimonianze a riguardo ne sono la prova, ma c’è da dire che molto spesso anche i web designer fanno la loro parte, in negativo, consegnando un prodotto che non è conforme agli standard attuali, di pessima qualità, con ritardi e altri elementi del tutto negativi che dimostrano come spesso, ci si spaccia per professionisti, ma che in realtà si è ancora molto lontani dalle abilità scritte nei curriculum.
Ho deciso dunque di stilare una lista di 5 punti fondamentali da tenere in considerazione prima di consegnare un prodotto ad un cliente e soprattutto prima di utilizzare parole come User Experience, responsive design e altri termini tecnici che vengono talvolta adoperati senza conoscerne completamente il significato.
Creare è diverso dal personalizzare
La personalizzazione dei temi reperibili sia in maniera gratuita o a pagamento nei diversi marketplace ha dato la possibilità anche ad aziende di piccole dimensioni di avere una presenza sul web di tutto rispetto, con design accattivanti, ricchi di funzionalità e progettati seguendo le ultime tendenze e gli strumenti più avanzati per assicurare una qualità elevata.
Si tratta però di template che migliaia di persone potrebbero acquistare e che in genere nei marketplace non superano i 50$, proprio perchè si perde il fattore unicità che da sicuramente un valore aggiunto.
Personalizzare un template, soprattutto se si tratta di WordPress o di qualche altro CMS può però comunque impiegare diverse ore, dunque è giusto che tale lavoro debba essere pagato al web designer in questione.
Purtroppo però, ho letto in alcuni forum di clienti che si lamentavano di aver pagato migliaia di euro per un sito, per poi scoprire di avere tra le mani un tema modificato solo in alcuni punti come il logo e in diversi testi.
È chiaramente una pratica completamente sbagliata, che va a far mancare nel rapporto professionista-cliente, uno dei fattori più importanti : la trasparenza.
Solo attraverso quest’ultima si può instaurare tra le due figure citate, un rapporto di fiducia e rispetto reciproco che giova ad entrambi.
Accessibilità ed User Experience significano qualcosa
Come già detto nella parte iniziale di questo articolo, spesso vengono utilizzati dei termini di cui però non si conosce fino in fondo il significato, per non parlare dei furbetti che accostano al proprio progetto tutti questi attributi, senza però averli, approfittando della conoscenza limitata del cliente in questo settore.
Prendiamo in considerazione due termini che sempre più vengono adoperati : accessibilità e user experience.
Soprattutto il secondo, detto con un buona pronuncia inglese, può dare anche al sito della squadra di calcio di quartiere fatto in puro html, un senso di qualità e addirittura innovazione.
Peccato che seguire queste pratiche non sia così semplice e ognuna di queste materie ha bisogno di studi approfonditi, per permette all’ utente di accedere facilmente (accessibilità) e di avere una buona esperienza all’ interno di tutto il sito (user experience).
Non dico dunque di non adoperare questi termini e di non aggiungerle tra le skill del proprio portfolio, ma di farlo solamente quando si hanno le conoscenze necessarie.
Il responsive è una cosa seria
Come già ribadivo nell’ articolo sul Mobile First, il responsive design è ormai una tendenza che abbraccia quasi tutti i siti di nuova generazione e di cui dunque si si sente sempre più parlare.
I web designer dunque ricevono sempre più richieste da parte dei clienti, per quanto riguarda il fattore responsive del proprio sito.
È giusto dunque accontentarli, ma logicamente bisogna farlo bene.
Ho visto infatti talvolta alcuni blog su WordPress che utilizzavano plugin come il celebre WPtouch e spacciati come design responsive.
Non che io abbia qualcosa in contrario con questi plugin, o voglia criticare chi li usa, ma è giusto dire ai clienti come stanno realmente le cose : questo non è responsive.
Il codice deve essere pulito
Molto spesso mi capita di impiegare molto tempo a commentare il codice, a ordinare i file ecc..
È una pratica che spesso, sinceramente, è abbastanza noiosa, ma sono convinto che serva a qualcosa.
È importantissimo scrivere del codice pulito e commentato, che si tratti di html, css, javascript o quant’altro.
Molti pensano infatti che il cliente, e magari hanno anche ragione, non andrà mai a “toccare” il codice da essi scritto, non entrerà mai dunque in quella giungla selvaggia e caotica che essi hanno creato.
Mettiamo però il caso che per Natale, il cliente voglia una versione “natalizia” del sito, con scritte in rosso e la neve che cade (in questo caso dovreste prima convincere il cliente ad abbandonare l’ idea della neve), dunque qualche web designer dovrebbe riprendere il codice da voi scritto e iniziare a modificare colori ed immagini.
Se il codice però è stato scritto senza un senso logico, in maniera dunque completamente confusionale, il web designer in questione penerà per ore.
Ma tanto al furbetto che aveva creato il sito che importa? Lui ha preso i soldi già, con tanto di complimenti dell’ignaro cliente… ma probabilmente l’ incaricato della modifica sarà proprio lui e per la legge del contrappasso, subirà egli stesso il risultato del suo stesso modus operandi.
Non fare il passo più lungo della gamba
È bello poter guadagnare un po’ di più ed è proprio questa la tentazione in cui cadono molti web designer alle prime armi.
Tutto inizia con il cliente che dice di voler un sito per il proprio hotel, con tanto di sistema di gestione personalizzato.
Il web designer conosce html, css e un pò di jquery quindi potrebbe al massimo creare la parte front-end del progetto, ma il sistema di gestione da solo vale 3000 euro e sarebbe da stupidi non impegnarsi e guadagnarli.
Si accetta dunque l’intero contratto, e si finisce velocemente ciò che si sapeva fare, ma ora che bisogna usare il php che si fa?
Si incominciano ad avere problemi anche con la creazione di una semplice variabile, dunque si cerca tra forum, blog e si finisce di fare un continuo copy-paste da stackoverflow.
Alla fine si accumulano ritardi su ritardi, e anche per una semplice operazione che ad un professionista del settore prenderebbe 20 minuti, ci si impiega giorni e giorni per capire come agire e come evitare che lo schermo si riempia di errori.
Il consiglio è dunque quello di accettare solo quello che si è sicuri di riuscire a fare bene, senza sperare in qualche lampo di genio o in qualche utente di siti o forum che possa fare tutto il codice a posto nostro.
Per concludere chiedo a te di suggerire qualche altro punto che fa di un web designer un non professionista, qualche atteggiamento negativo che magari scredita una intera figura lavorativa, la nostra.
16 commenti
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La serietà del Web Designer: 5 Cose da s...
[…] una lista di 5 punti fondamentali da tenere in considerazione prima di consegnare un prodotto ad un cliente e…
Complimenti, bellissimo articolo!
soprattutto ho apprezzato la trasparenza e l’onestà espressa visto che le casistiche esposte capitano all’ordine del giorno.
Very good
Ti ringrazio Gianfranco per i tuoi complimenti ;)
Concordo in pieno sulla parte di accettare solo ciò che si è sicuri di saper fare! Riguardo ai template naturalmente si deve evitare a prescindere di cambiare solo il logo, ma offrono appunto la possibilità a piccole aziende di avere un prodotto performante e credo faccia solo bene sia a loro che al web :) poi scontato che il cliente debba esserne consapevole, e obbligò fargli conoscere anche alternativa del prodotto sviluppato ad hoc
Si certo, anche io sono molto propenso per i template, e come hai detto tu offrono una grande possibilità ad aziende che non potrebbero spendere migliaia e migliaia di euro per un semplice sito.
Il problema maggiore è che molti pensano che il nostro sia un lavoro quantificabile in base al tempo impiegato.
La verità è che nel modificare un template acquistato online si puo perdere anche un mese senza riuscire ad ottenere il risultato di un template ad hoc. In molti dovrebbero capire che dietro c’è uno studio da fare, poi codice da scrivere e i vari test da effettuare…l’esperienza dimezza i tempi ma non dovrebbe dimezzare anche i profitti.
Ottimo articolo, complimenti! Aggiungerei anche il fattore Prezzo. Molti Webdesigner, in gran parte alle prime armi, tendono a svalutare in termini di prezzo il proprio lavoro per la paura di perdere il cliente. Questo non solo nuoce alla nostra categoria lavorativa, ma non riflette professionalità nel freelance che si sta proponendo. Se si offre un lavoro professionale, è giusto adeguare il proprio compenso (senza eccedere dall’altra parte) ed è compito nostro farlo comprendere al cliente senza lasciargli “l’amaro in bocca”.
Imho, non c’è cosa peggiore per la propria reputazione che inseguire il cliente giocando a chi ribassa di più pur di accaparrarsi il lavoro. Anche perchè per esperienza sono sempre i lavori peggiori: si entra in un tunnel senza uscita!
Ottimo, aggiungerei che nell’ultimo punto si dovrebbe comunque accettare il progetto “smistando” però la parte che non si è in grado di implementare ad altri collaboratori. In questo modo guadagna lui, il developer ad esempio .. e il cliente rimane più che soddisfatto ! … e magari si rivolgerà di nuovo a noi in seguito .. ;-)
Tutti ottimi consigli, mi permetto di aggiungere una considerazione al punto 5: capita, soprattutto alle prime armi, che ci vengan proposti lavori che non siamo in grado di svolgere completamente da soli.
Prima di rifiutare il lavoro, possiamo confrontarci con colleghi che possano coprire le competenze di cui noi non disponiamo.. ci facciamo quotare la parte di lavoro che spetterebbe a loro, e di conseguenza stiliamo il preventivo per il cliente.
Io ho fatto così molte volte, e mi son (quasi) sempre trovata bene.
Meglio accontentarsi di una parte del budget che rifiutare il tutto, no?
In ogni caso è fondamentale prendere coscienza dei propri limiti! ;)
Sisi hai completamente ragione.. l’ unica cosa importante è che bisogna conoscere prima la persona a cui ci si affida, perchè “mettiamo noi la faccia” con il cliente finale, dunque dovremmo essere sicuri delle sue competenze e del suo modo di lavorare
Sono d’accordo con tutto! Con Gianfranco condivido che “l’esperienza dimezza i tempi…ma non i profitti!”.
Spesso noi web designer guadagniamo poco perché secondo alcuni, ci vogliono sempre 5 minuti a spostare un testo o della grafica, senza pensare che le cose vanno scritte, come i CSS ed altro e fatti vari test (dato che Explorer non è mai avanti :D)
complimenti per il blog! vi seguo!
Complimenti per l’articolo! In risposta a Stefano, confermo anch’io che la parte più difficile del nostro lavoro, software developer o web designer che sia, è spiegare al cliente che quello che sta pagando è il nostro tempo e la nostra esperienza. Il cliente secondo me è abituato a pensare in termini concreti di costi quindi, se diciamo “il sito costa 1200 euro” quello che ci sentiamo dire è “si ma che costi hai, in fondo lavori al computer, sei caro”. Io di solito lascio che queste persone vadano per la loro strada. Tanto prima o poi, dopo essere rimasti scottati dallo smanettone di turno che faceva tutto a 100 euro, ritornano :)
Da semiprofano, aggiungerei una considerazione al punto 1.
Per far capire bene al cliente il lavoro che si farà o si è fatto, sarebbe necessario anche utilizzare un linguaggio semplice, tipo quello ‘de mi zia’.
Ho avuto fra le mani un paio di preventivi fatti da ditte del settore, di cui nemmeno io capivo gran parte del contenuto.
Ok che si tratta di un ambito abbastanza tecnico, ma c’è un modo per avvicinare il cliente al tipo di prodotto che sta acquistando? Per la trasparenza. Altrimenti si rimpolpa il preventivo di paroloni per disorientare il malcapitato.
Salve, vi do il punto di vista di un cliente che chiaramente non capisce fino in fondo il vostro mestiere, ma è naturale no? Non avendo le vostre competenze…
Un professionista però, soprattutto se freelance, deve essere in grado non solo di scrivere codici o disegnare stili stupefacenti, ma anche di comunicare tutto ciò che riguarda la propria attività. Questo articolo ne è un esempio.
Quello che possiamo apprezzare è la trasparenza anche riguardo ai propri limiti, dire di no è apprezzabile qualunque sia la ragione. Poi se uno vuole il sito a 1€ è giusto che lo faccia.
Noi abbiamo fatto un percorso di questo tipo… Sito economico, poi upgrade vari, qualche fregatura (non faccio nomi perché è qui a commentare e dare consigli, è un arte anche quella… Ciao G. hahahah) fino ad arrivare a professionisti trasparenti e seri che non accettano compromessi. Basta essere chiari.
Si, ovviamente il cliente ha il diritto di andare alla ricerca di siti web creati anche per un singolo euro. Il problema è in questo caso in due versanti:
1- Il web designer dovrà essere chiaro e trasparente, comunicando che con quella cifra, il sito prodotto sarà uno schifo (e non quindi promettendo opere d’arti ad un prezzo da barboni)
2- Il cliente dovrebbe avere l’intelligenza di comprendere che un prodotto di questo prezzo non può che non essere uno schifo (dunque senza lamentarsi nella fase finale quando il piatto è servito)
La strategia dell’upgrade che tu citavi può essere una buona scelta, ma bisogna capire come farla. Se per upgrade intendi: da template a sito costruito da zero ci sta benissimo! Pochi investimenti iniziali e grande qualità.
Se invece vuoi un sito “customizzato” fin da subito, ad un prezzo ridicolo, probabilmente i tuoi clienti arriveranno, vedranno quello scempio di grafica e design, e non torneranno più ;)
Certo, il cosiddetto “sito a 1€” era solo per rendere l’idea. Con questo intendo siti a basso costo da poche centinaia di euro e che vengono costruiti su templare standard e con poche ore di lavoro. Io non li definirei da barboni, ognuno fa ciò che può e ciò che crede giusto per la propria attività.
Saluti