Oggi tocca a me raccontare una storia…
Ultimamenti gli articoli su YIW hanno assunto una tinta molto autobiografica: dopo l’analisi (e autoanalisi) di Nando, e la storia semiseria di Francesca, questa settimana dovrete sorbirvi una parte del mio percorso, professionale e non. Spero di non annoiarvi, del resto abbiamo celebrato questa settimana del “caso umano” e io non potevo non aderire :)
Gli ultimi anni, da un punto di vista strettamente lavorativo, sono stati per me molto intensi e stimolanti. Abbiamo cominciato a vendere i nostri template su ThemeForest, abbiamo creato Your Inspiration Web (quanta energia, quanta passione e quanta voglia di fare dietro questo blog ragazzi.. non potreste neanche immaginarlo!), ho conosciuto colleghi che sono diventati amici, ho aperto (e chiuso) collaborazioni, disegnato decine e decine di layout, scritto articoli per blog stranieri, risposto ad e-mail e commenti, letto un’infinità di libri e articoli, quasi sempre in inglese.
Sono cresciuta, insomma. Perché aldilà dei commenti e dei messaggi che molti di voi mi mandano – e che fanno un gran bene al mio ego, lo ammetto! – anche io, come tutti, ho dovuto fare la mia gavetta. Mi sono fatta le ossa, ho cominciato dal basso, e adesso, se mi guardo indietro, quella versione di me sottopagata e alle prese con i primi clienti mi fa davvero una gran tenerezza.
Premessa
Ero una ragazzina, quando mi sono resa conto per la prima volta dell’esistenza dei siti Internet. Ai tempi lavoravo in un Ufficio che, peccando di una presunzione abbastanza rara per una zona composta perlopiù da operai e sindacati, si proponeva di fare tutto, dall’espletamento di pratiche burocratiche (rinnovo passaporti, documenti per stranieri, ecc) all’organizzazione di matrimoni, fiere ed eventi.
L’agenzia produceva e distribuiva una piccola rivista locale di annunci, novità e rubriche; una cosa simpatica, a dir la verità, a prescindere dagli orrori tipografici ed estetici che solo dopo anni – con un occhio ben più critico ed esperto- sarei riuscita a notare.
L’ufficio aveva inoltre un sito che, se fosse ancora online, ci permetterebbe di fare due sane risate, ma purtroppo nonostante le mie ricerche non ho trovato traccia né dell’agenzia (che comunque è chiusa in tempi abbastanza recenti) né del loro bellissimo sito web, che consisteva in un’unica foto di pessima risoluzione e di dubbio gusto (un ragazzo di colore al telefono con una bionda slavata…un’immagine che concettualmente mi è sempre sembrato che ricalcasse un call-center erotico) messa come background della pagina grazie all’ausilio di quello strumento innominabile che è Microsoft Frontpage. Stop. Niente link, niente pagine interne, indicizzazione, usabilità..del resto, se neanche ai tempi attuali il Web Designer è considerato un vero e proprio lavoro, immaginatevi cosa poteva mai significare lo stesso ruolo otto anni fa, in un piccolo paesino di contadini in Toscana.
Esordi
Sfatiamo un mito una volta per tutte: io non provengo dalla grafica cartacea. Non ho fatto la gavetta presso qualche tipografia di infimo ordine come molti di voi immaginano. Il mio primo approccio alla grafica l’ho avuto sul web, e solo in un secondo momento ho approfondito alcuni software e concetti comuni alla grafica tradizionale; per questo mi sono orientata più al web design – una volta imparato xhtml e css e studiato le basi – e per questo non mi presento come ‘graphic designer’ a tutti gli effetti.
Dopo un buon corso di Photoshop che mi ha portato via l’anima (addomesticare la penna di Photoshop è stato più difficile di imparare a guidare, lo ammetto) avevo tanta voglia di mettermi in gioco, di disegnare e colorare. E perciò ho fatto quello che consiglio sempre di fare a chi è giovane e inesperto: non avevo clienti, non avevo progetti su cui lavorare, ma avevo fantasia e volontà. E non mi interessava guadagnare, ma migliorarmi ed entrare in punta di piedi in un ambiente che mi affascinava tantissimo.
Ho partecipato cosi ad un sacco di concorsi online: banner per forum, logotipi per community online, logotipi per associazioni di volontariato. A volte vincevo (il premio comunque era un ‘brava’, niente di più), a volte no: mi stavo comunque facendo le ossa, e avevo modo di sperimentare.
Il mio primo cliente ‘pagante’ l’ho avuto poco tempo dopo: un set di testate per un sito web, argomento finanza/politica. Il prezzo era irrisorio,ma finalmente qualcuno mi pagava per fare ciò che amavo, e questo mi bastava.
Gli approcci con il Web
Ai tempi nell’agenzia di Nando lavorava uno “pseudografico” (che per comodità chiamerò Mister X) che si occupava della realizzazione grafica dei layout dei siti web. Pensando che per me fosse una buona occasione per capire quale fosse la prassi corretta per la progettazione grafica di una pagina web, cominciai ad osservare Mister X, armata di blocco appunti e buone intenzioni.
In realtà ebbi veramente poco da appuntare e da imparare, da Mister X. Primo perché era uno di quei tipi “difenderò fino alla morte i trucchi del mestiere” ossia poco propenso a insegnare e condividere le sue conoscenze (certo, lo diceva scherzando, ma si sa come funzionano queste cose); secondo perché in quel periodo cominciai a lavorare sui miei primi esperimenti di Web Design.
Dopo aver fatto un buon corso di XHTML e CSS (per un periodo ho portato il manuale di CSS ovunque, passando per una maniaca) ho cominciato a smanettare progettando siti web a caso, a seconda dell’ispirazione del momento. Il primo sito web tutto ‘a rettangoli’ che ho buttato giù era un per un ipotetico centro benessere: esteticamente era riprovevole, una vera robaccia, ma lo usai per un esperimento tecnico e per esercitarmi con i fogli di stile.
(Appunto per Maurizio, Just e tutti quelli che ho sbeffeggiato in questi ultimi tempi: vorrei allietarvi mostrandovi la bozza di questo sito e offrirvi cosi una facile vendetta, ma purtroppo è passato cosi tanto tempo, ho cambiato cosi tanti computer e hardisk che non so dove siano finiti questi vecchi esperimenti grafici…mi dispiace!)
Il secondo sito, molto più gradevole e progettato in modo più consapevole e maturo, era un restyling di una community per gli amanti dei felini: basandomi sulla struttura e sui contenuti del loro sito online lavorai un restyling completo della home page, disegnando la bozza in Photoshop e poi mettendo tutta la grafica in codice.
Un lavoraccio che nessuno mi aveva imposto, ma che mi serviva per imparare. E per essere pronta a lavorare in modo costruttivo sul mio primo, vero progetto di Web Design: un sito multilingua per un ristorante milanese, un lavoro decisamente scomodo per un cliente altrettanto scomodo – di quelli che si credono simpatici a rispondere ‘ieri’ quando chiedi i tempi di consegna massimi, e poi ti fanno perdere due settimane per farti avere una foto decente – pagato una cifra scandalosa e senza uno straccio di acconto.
Come, penserete: questa predica bene e razzola male! Certo, rispondo io. Non ho mai detto di non aver commesso errori, ed è proprio perché so come funziona e perché ci sono passata di persona, che predico ciò che predico! :)
Dopo questo primo progetto, ho continuato ad approfondire, a leggere e a lavorare su progetti fittizi (mai riposare sugli allori, ragazzi!) fino a che non ho cominciato a lavorare come grafica nella società di Nando. La parentesi di Edi Group è stata una bellissima esperienza lavorativa in cui ho fuso la libertà dell’essere freelance (ho continuato a lavorare anche per conto mio, ho creato il mio portfolio personale, ecc.) agli innegabili vantaggi del lavoro dipendente (non dovermi procacciare gli affari, gestire il cliente, e cosi via). Lavorando fianco a fianco con Nando ho avuto inoltre modo di imparare in modo esponenziale ciò che fino a quel momento avevo solo letto. Tutto quel che conosco da un punto di vista prettamente tecnico e pratico, lo devo a quell’esperienza “sul campo” paragonabile ad uno stage.
Sempre in quel periodo ho cominciato a collaborare in telelavoro con alcune agenzie, sparse un po’ ovunque in Italia. Cominciare a destreggiarmi tra contratti, preventivi, riunioni su Skype e pagamenti non è stato facile. E non lo è stato neanche imparare a farmi valere: ero ingenua, e non riuscivo a farmi rispettare. Non avevo il coraggio di alzare i prezzi, e i clienti – che mi vedevano permissiva e ‘bonacciona’ – si prendevano troppe libertà. C’è chi non pagava quando avrebbe dovuto, chi non rispondeva al telefono per giorni, chi continuava a pretendere sconti.
Alla fine, uno è stato talmente cafone da farmi aprire gli occhi. Dopo una lite infantile tramite e-mail, ho deciso di tagliare via alcuni rami secchi, di chiudere alcune collaborazioni e di tenermi solo quelle che non mi facevano perdere tempo e denaro. E ho cominciato a farmi valere.
Le cose cambiano..
Non ero più la ragazzina che disegna i banner per i forum in cambio di una pacca sulla spalla, e volevo che i miei clienti cominciassero a capirlo. Ho lavorato molto su di me, la qualità dei miei lavori era sensibilmente migliorata ed era ora che cominciassi a raccogliere i primi frutti di ciò che avevo seminato. Ho fatto un restyling totale del mio sito, eliminando la robaccia e tenendo solo gli ultimi progetti, quelli che più rispecchiavano il mio stile e le mie competenze.
Ho smesso di cercare clienti su forum et simili ed ho aumentato i miei prezzi: sicuramente avrei preso meno clienti ma quei pochi che non sarebbero fuggiti a gambe levate avrebbero ricompensato la perdita. E poi, da qualche parte si deve cominciare per salire di livello, altrimenti si rimane sempre nello stesso gradino, a fare siti a 400 euro.
Ho cominciato a collaborare con altre agenzie, ben più serie delle prime, agenzie con cui collaboro tutt’ora e a cui sono legata da un vincolo di fiducia e rispetto.
Una sera, girovagando sul web, io e Nando incappiamo in ThemeForest. Devo essere sincera: ero scettica, non pensavo che si potesse guadagnare o vivere vendendo temi a 20 dollari, e poi non mi entusiasmava l’idea di dover progettare template, cosi freddi e impersonali.
Uno dei primi temi che pubblichiamo è un template per una community/blog. Uniti dalla stessa passione e con la voglia di condividere con gli altri ciò che sappiamo (e facciamo), ci chiediamo: perché non scrivere un blog dedicato al Web Design, utilizzando proprio questo template? In Italia i punti di riferimento scarseggiano, potremmo mettere su qualcosa di carino!
Inizia cosi la nostra avventura nella blogosfera: lavoriamo fianco a fianco di giorno, io la sera studio, e nel tempo riversiamo la nostra passione nel blog, che curiamo come una parte di noi e che ci permette di conoscere alcune belle persone che nel tempo sono diventate nostri collaboratori e amici.
Il resto, lo sapete anche voi :)
..e continueranno a cambiare
Le cose sono cambiate in modo abbastanza rapido, e mi sono comportata di conseguenza senza neanche rendermene conto.
Ho cominciato a declinare proposte di collaborazione da parte di alcune agenzie solo perché istintivamente percepivo che c’era qualcosa che non andava, e che se avessi lavorato a determinate condizioni poi me ne sarei pentita. Sono diventata più selettiva e più brava a tutelarmi e a tutelare il mio lavoro.
Oggi per un progetto chiedo 10 volte di più rispetto ai prezzi che facevo all’inizio: non sono esosa, ma do a me stessa un valore diverso, ed è giusto che sia cosi. Perché solo in questo modo posso continuare a crescere professionalmente e a realizzare lavori di qualità. Sono entusiasta del mio lavoro (e delle attività collaterali, come YIW), e le persone che sanno percepire questo, sanno anche che l’entusiasmo è un valore aggiunto, che contribuisce a farmi fare le cose in un modo diverso, migliore.
Come già sapete, continuiamo a vendere i nostri temi su ThemeForest, e dopo aver studiato a fondo il marketplace e i suoi meccanismi di vendita, questa attività è divenuta una delle nostre principali fonti di reddito. Molte persone che abbiamo conosciuto si sono allontanate, e ne sono arrivate di nuove: collaboratori, autori per il blog, persone con cui prendere un caffè e organizzare qualcosa, colleghi da contattare per progetti più grandi e per iniziative che ci vedranno presto tutti insieme.
E tutto questo fa parte di un processo che si autoalimenta, che evolve, in cui è impossibile che le cose non cambino e non continuino a cambiare.
Tutto questo per..
Tutto questo per condividere con voi la mia esperienza. Com’è nata Mascara Design, come ho iniziato a lavorare da freelance? E’ stato sempre tutto facile? Assolutamente no. Molte tappe di questo percorso professionale sono state faticose e tutt’altro che semplici. Ma eccoci qui.
Con questo articolo ho voluto rispondere a molti di voi e soddisfare la curiosità di qualcuno: anche io ho avuto la mia gavetta, fatta di errori, lavori a sottocosto e clienti petulanti.
Ma con la passione e la voglia di fare, di emergere e di migliorarsi, non c’è ostacolo che tenga. Se siete agli inizi e siete già sgomenti, tenete duro e fatevi valere. Se lavorate nel settore ma non siete felici, cercate di cambiare ciò che non va: non abbiate paura di chiudere collaborazioni che vi soffocano, non smettete di leggere, di imparare, di sperimentare.
Non rinunciate! :)
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“… non smettete di leggere, di imparare, di sperimentare. Non rinunciate!”
La cosa più importante. Apprezzo sempre più i tuoi lavori e li trovo professionali ed intelligenti al punto giusto. Effettivamente è deprimente far siti a 400 euro..lasciamo star la crisi va..quelli che lo dicono è solo per prendere in giro! ;)
Non è deprimente fare siti a 400 euro, se si è all’inizio e ci si sta facendo le ossa. Lo è se dopo 5 anni di lavoro si continua a svenderci e non si è capaci di valutare e far valutare in modo adeguato la nostra professionalità.
Quello dei ‘siti a 400 euro’ dovrebbe essere uno scalino, una tappa provvisoria. Se nel tempo le cose non migliorano siamo noi a sbagliare, non i clienti, non la crisi, non la mentalità. Siamo noi! :)
A volte cadi, poi ti rialzi, ma come hai detto tu, bisogna avere passione, leggere e studiare, prima seminiamo poi raccogliamo. Sono felice di collaborare con questa “famiglia”.
Sembra tanto semplice questo concetto, eppure non è cosi. C’è chi si lamenta della propria condizione ma non fa niente per cambiare, o chi pretende che le cose si sistemino da sole ;)
penso che sia un pò la storia di gran parte di noi, io stesso dopo anni di puro sviluppo software C,C++,JAVA, sto annaspando nella gavetta più infima per fare un pò di esperienza…
Stai solo attento a capire quando la gavetta può finire, quando sei pronto per considerarti un professionista a tutti gli effetti devi stringere i denti e ‘fare il salto’, altrimenti resti infangato dove sei e non vai avanti..:)
Vedi Sara, mi rendo conto, dopo aver letto questo articolo ( e quello di Nando) che parole e “confessioni” come queste servono come pane all’anima. Abbiamo bisogno di incoraggiamenti, di vedere che “non succede solo a te”…bisogna smettere di avere sensi di colpa perchè “non ci si sente in grado”.
Sto sforzandomi tantissimo fisicamente e mentalmente per riuscire a fare un corso. Purtroppo tutto quello che so e su cui lavoro l’ho imparato da autodidatta. Ma c’è tanto, c’è nuovo, c’è vecchio…tutto da imparare.
Un mondo meraviglioso tutto da costruire. Basta volerne far parte.
D’accordissimo con te. Ho scritto con piacere questo articolo perchè mi vedo arrivare spesso e-mail di persone che dicono di invidiarmi “beata te, io non ho lavoro, io non sono bravo come te, io non riesco a trovare lavoro, io di qua e io di là” come se io fossi caduta da un albero cosi come sono, o come se anche io non avessi dovuto fare i conti con lavori sottocosto, clienti da urlo, gavetta, cose da studiare, eccetera eccetera.
Perchè purtroppo? a volte le cose che impari da sola sono quelle migliori, sono le nozioni che hai appreso con motivazione e passione e prendendoti il giusto tempo per assimilarle. Il fai da te non sempre è un male :) io anzi ammiro il fatto che tu riesca a lavorare, a gestire una famiglia (sei mamma!) e a trovare la forza di spirito per studiare e frequentare corsi. Tanto di cappello a te :)
Il miglior modo di apprendere qualcosa d’importante è da autodidatta,perchè non sei costretta a farlo, ci sei tu ed un percorso da fare, ti può sembrare oggi inconcludente ma a vista ti servirà. Manuela,ti parlo per mia esperienza personale,ma non è facile…Tutti i manuali che oggi studierai te li ritroverai un domani. Basta avere passione. Il “pezzo di carta” è una convenzione che diamo noi alla misura della professionalità,ma in certi casi non è così. La costanza e passione superano il “pezzo di carta”. Non bisogna accontentarsi,mai…….
Grazie Ivan ! Le vostre parole sono preziose ed incoraggianti, e non mi fanno sentire sola nel mio percorso…grazie :)
Che dirti Sara?
Brava.
Brava perché hai tenuto duro e non hai preso quella china del lamento continuo.
Devi essere orgogliosa dei tuoi 400 euro! Per molti giovani e tu ben lo sai, sono solo un miraggio, forse un sogno.
Brava perché condividi con tutorial e spiegazioni e voglia ancora di imparare.
Ti auguro di proseguire così e di rimanere sempre con l’umiltà dei primi tempi…
Ciao, a presto!
…i miei 400 euro? :) io parlavo in generale..
per il resto grazie del tuo bellissimo commento :)
Sei un tesoro…per esempio, vedi? Questo che mi dici te non me l’ha mai detto nessuno :)
E’ che spesso ci si butta giù e ci si sente frustrati per quello che non si riesce a fare, solo perchè non ci si ferma ad osservare quello che invece riusciamo a fare ogni giorno :)
Vero. Anch’io, nel mio piccolo, oggi se mi guardo indietro vedo che di strada ne ho fatta…devo concedermi un regalo! :)
….perciò oggi Shopping! :D ahhahaha
Ops, scusa ho dimenticato la “acca”… Ciao Sarah.
Va benissimo senz’acca :)
…e la cosa bella è proprio questa, che c’è sempre da imparare e da inventare, da collaborare, da studiare…
ammettiamolo a noi non piace il lavoro dove si fanno sempre le stesse cose
noi web designer apriamo il cuore proprio quando c’è da sperimentare e da mettere in pratica nuove cose…
per quanto riguarda il “prezzo” sono pienamente daccordo, dopo la gavetta dev’esserci una crescita altrimenti si rimane sempre piccoli e insignificanti
lo so è dura come dice Sara, perchè il denaro non si rifiuta mai
ma fare una selezione dei clienti, è fondamentale, si risparmia tempo (da dedicare ad altre attività) per poter prendere magari clienti ben + paganti.
….ah dimenticavo Complimenti (l’ennesimo lo so) per l’articolo!
Mi capita spesso di pensarla questa cosa, soprattutto quando passo dai caselli dell’autostrada e vedo le facce grigie dei casellanti che – pover’anime – passano 10 ore al giorno a premere un pulsante e a contare monete. Un lavoro come il nostro, fatto di sfide, stimoli, opportunità, colleghi, dialogo, apprendimento, colori…è quasi un gioco. Ed è un privilegio, altrochè! Qualche mese fa mi sono ritrovata ad una cena con dei miei ex compagni di scuola (elementari e medie) e su 35 che eravamo ero l’unica a permettermi il lusso di ammettere che amo il mio lavoro. Non solo: guadagno più di loro lavorando in totale libertà, senza vincoli di orario. Di questo devo ringraziare anche il mio essere uscita da quel paese, in cui la mentalità comune è ‘operaia’ e non certo imprenditoriale e devo ringraziare Nando per avermi guidata -non senza fatica- in questo passaggio :)
Interessanti questi articoli, molto utili per dare a chi è ancora agli inizi un orizzonte di riferimento.
Alla fine la difficoltà maggiore forse sta proprio nel convincersi che non si sta perdendo tempo, che con passione, studio e lavoro si può arrivare ad essere dei professionisti.
Sapere come hanno iniziato altri web designer aiuta a rimuovere la convinzione che siano esseri mitologici metà uomini e metà doctype venuti fra noi mortali XD
ahahahah :)
“…..ho aperto (e chiuso) collaborazioni, disegnato decine e decine di layout, scritto articoli per blog stranieri, risposto ad e-mail e commenti, letto un’infinità di libri e articoli, quasi sempre in inglese.”
Belin…!!! che sfiga l’unica email a cui non hai risposto era proprio la mia , ti chiedevo solo cosa poteva costare un layout ……. fortunatamente sono sopravvissuto
…purtroppo quando le e-mail hanno cominciato ad essere 30 al giorno è diventato impossibile rispondere a tutti :) mi dispiace di aver perso il tuo messaggio per strada, vorrà dire che sarà per la prossima volta!
Il giorno in cui ti stuferai di essere così creativa, mi raccomando, mandami una mail. :D
A parte gli scherzi, tu sei l’esempio che quando si fa bene si arriva ovunque. Con palate di impegno amalgamato a creatività ed estrema intelligenza. Sei proprio un orgoglio per il web design italiano. ;)
Ps: comunque fammi sapere a quanto la metti una boccetta di creatività. :d
Bell’articolo veramente: me lo sono letto tutto d’un fiato.