Uebbdesainer: ladri o fannulloni?
Qualche settimana addietro una delle risposte al mio articolo “Servizi che svalutano il web design: perché non temerli?” prendeva in considerazione un argomento di cui sovente sento discutere: amici, parenti e conoscenti spesso e volentieri sminuiscono questo lavoro considerandolo non una vera e propria attività lavorativa ma più un gioco o passatempo. D’altronde a chi non è capitato di sentirsi dire almeno una volta dai propri genitori la fatidica frase: «Smettila di “giocare” con quel computer, sono troppe ore che stai davanti al monitor, su spegni tutto e vai a trovarti un vero lavoro».
Vero lavoro???
Davvero fare il web designer può essere visto come, permettimi il termine, bighellonare? Perché c’è questa propensione a credere che questo non sia un vero e proprio lavoro? E ancora, come possiamo far capire a parenti e amici che il nostro è a tutti gli effetti un lavoro come tanti altri?
Cerchiamo di rispondere con ordine alle varie domande che ci siamo posti.
Perché il web designer spesso è visto come un fannullone?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere in considerazione lo scenario storico che stiamo vivendo.
In questo preciso momento ci troviamo all’interno di un profondo cambiamento economico e sociale, qualcosa di simile a quello che nell’800 – con la rivoluzione industriale – mutò profondamente l’economia dell’Europa e in seguito dell’intero pianeta.
Oggi l’informatica e internet stanno rivoluzionando tutti quei vecchi sistemi economici su cui molte aziende avevano basato le loro certezze. Questo repentino cambiamento sta generando nuove figure lavorative e nuovi modi di fare business.
Tutto è in continua mutazione, ogni giorno nascono nuove professioni e ne scompaiono di vecchie: così ci ritroviamo annunci di lavoro che cercano esperti di persuasive marketing, SEO e Social Media Marketing, Web Marketing Strategist, web concept designer, web developer e tantissimi altri dai nomi ancora più assurdi come appunto quello del uebbdesainer :)
Vivendo all’interno di questa “rivoluzione informatica” è normale che chi – come molti dei nostri genitori – appartiene alla passata generazione si senta del tutto disorientato e confuso. Loro erano abituati a ben altri tipi di mestieri: il calzolaio, il falegname, il panettiere, il salumiere, o quelli che erano considerati i mestieri d’elite: l’ingegnere, l’avvocato, il notaio, il medico.
La risposta al nostro interrogativo a questo punto è semplice: come potrebbero mai comprendere il valore di una professione che per loro non è mai esistita e mai esisterà?
Da qui a dare del fannullone o etichettare come “gioco” il lavoro di qualcuno che passa il suo tempo davanti ad un monitor, il passo è breve. Ma tra cinquanta anni o cento anni – se riusciremo a sopravvivere alla profezia dei Maya e al nostro tentativo di autodistruzione :) – tutte queste professioni saranno entrate nella prassi, e allora quella del web designer sarà una normalissima attività lavorativa come tante altre.
Perché molti credono che quello del web designer non sia un lavoro ma un gioco?
C’è anche gente che – pur non appartenendo alla passata generazione (quindi non rientrante nel caso analizzato in precedenza) – considera un “gioco” il mestiere del web designer.
Anche qui si parte sempre da un presupposto d’ignoranza dovuto al fatto che parliamo sempre di una nuovissima professione, ancora per molti del tutto sconosciuta.
Se ancora oggi tantissima gente – compresi imprenditori, manager, responsabili marketing, interi governi, ecc. non solo persone comuni come amici e conoscenti – non ha assolutamente compreso l’importanza e la potenza dello strumento internet, come potrebbe mai concepire il valore di chi lavora dietro le quinte di questo mondo?
Il problema è sempre il medesimo: ci troviamo in una vera e propria rivoluzione e ci vorrà del tempo affinché questi cambiamenti possano iniziare a diventare una consuetudine nel nostro sistema sociale/economico.
Tutt’oggi non abbiamo neanche un valido sistema formativo necessario a formare le tantissime nuove figure lavorative richieste da questo grande cambiamento.
Come dimostrare che non si tratta di un gioco?
Come dimostrare allora le nostre competenze? Come far capire ad amici e conoscenti che non stiamo perdendo il nostro tempo “giocando” con un computer?
Iscrivendoci a un albo?
Ogni tanto sento dire a qualcuno dei miei amici/colleghi che la soluzione sarebbe l’istituzione di un albo professionale per la professione del web designer. Ma siamo proprio sicuri che la creazione di un albo professionale possa bastare e servire davvero a dare la giusta “importanza” al nostro lavoro?
Gli ordini professionali hanno origine storica nelle corporazioni medioevali. Con il tempo però molti di questi ordini professionali si sono lasciati trasformare in delle vere e proprie lobby di potere che dettano legge a “molti” sulla base del tornaconto economico di “pochi”.
Il mio dubbio è: molte persone da diversi anni si battono per l’abolizione degli albi professionali e noi vogliamo andare in controtendenza creandone uno nuovo? Quanti medici, ingegneri, avvocati ecc sono oggi regolarmente iscritti ai rispettivi albi senza avere la più pallida idea di come svolgere professionalmente il loro lavoro? Può la semplice iscrizione a un albo attestare realmente l’abilità dell’iscritto?
E allora come dimostrarlo?
Io credo che uno dei modi che abbiamo a disposizione per dimostrare quanto realmente valiamo – in questo momento di cambiamento e confusione generale – è con i fatti. Come con i fatti?
Ti racconto la mia storia, anche se non mi piace molto parlare di me.
I primi passi
Io ho iniziato a “smanettare” con il mio primo computer verso la metà/fine degli anni ’80. E fu subito amore :)
Il caso volle che insieme al computer il negoziante mi regalasse anche un manuale di programmazione sul linguaggio Basic. Quella fu la mia prima lettura da autodidatta.
Avevo circa tredici anni e mi divertivo già a sperimentare creando piccoli “programmi” con questo strano linguaggio, mentre mio fratello – di quattro anni più piccolo – si divertiva con i primi giochi.
In quel periodo la mia famiglia non aveva certo la disponibilità economica per comprarmi una stupida roulette con cui provare l’ebbrezza del gioco d’azzardo, così uno dei primi programmi che realizzai – grazie al mio computer e a quel linguaggio che stavo studiando – simulava proprio il gioco della roulette. :)
Gli ostacoli: la guerra fredda in famiglia
Mio padre non era assolutamente in grado di comprendere il diverso approccio con cui io e mio fratello utilizzavamo il computer. Per lui perdevamo entrambi il nostro tempo – che era sottratto allo studio – “giocando” con il PC. Così nacque una sorta di guerra fredda in famiglia, con mio padre che un giorno si e l’altro pure nascondeva l’alimentatore del PC nel tentativo di non farci “distrarre” troppo.
Gli anni passavano e “grazie” a questa guerra fredda io a un certo punto decisi di smettere con l’uso del PC, del resto non potevo programmare per due giorni e poi essere costretto per un mese o due a fermare tutto perché mio padre aveva nascosto l’alimentatore: ogni volta mi toccava ricominciare quasi da zero.
E così presi altre strade, m’iscrissi a un corso di laurea (ingegneria meccanica, che successivamente abbandonai) di cui non me ne fregava assolutamente nulla solo per far contento papà che voleva per me quello che lui non era riuscito ad avere per sé.
A questo punto arriva anche il momento di cercare lavoro, mi sento “adulto” e pronto a lavorare per essere indipendente. Mio padre mi fa una proposta: ha intenzione di aprire un’attività commerciale e mi chiede se sono disposto a collaborare con lui. Io accetto. Siamo già nel ’96.
Il lavoro che non volevo
Così mettiamo su una bella attività commerciale nell’ambito dei prodotti ittici. L’attività pian piano ingrana e va a meraviglia. Lo spettro della povertà che ci ha assillato per anni finalmente sembra non minacciarci più.
Io di pari passo, con i primi risparmi messi da parte, acquistai di nuovo un PC: mi sentivo “grande”, indipendente, lavoravo, mio padre non poteva più nascondermi l’alimentatore :)
Eravamo già nei primissimi anni di internet in Italia, anzi a dire il vero in Italia c’era ancora poco e niente, la maggior parte del “materiale” si trovava “fuori” dai confini nazionali e rigorosamente in lingua inglese. Meno male che l’inglese mi piaceva ai tempi della scuola e quindi riuscivo a leggerlo abbastanza bene.
Così iniziò la mia doppia vita: di giorno lavoravo nell’attività commerciale con mio padre, la sera fuori con gli amici e la notte (da mezzanotte circa fino alle quattro, a volte anche le cinque) dietro quel monitor del PC. La mattina avevo la sveglia alle sei e mezzo, andavo a lavoro con le occhiaie sempre più pronunciate (al punto che arriveranno a far parte di me) e tutte le notti sistematicamente continuavo i miei studi grazie al PC.
Beh, per uno che sin da piccolo aveva dimostrato amore a prima vista per la programmazione, il passo allo sviluppo web fu breve.
Non mi sentivo per niente soddisfatto del lavoro che svolgevo insieme a mio padre, non era quello che volevo fare, andavo a lavoro svogliato e senza stimoli, nonostante l’attività mi rendeva benissimo e ne ero in sostanza il titolare (insieme a mio padre). Invece la notte quando stavo al PC mi sembrava di “giocare”: il tempo volava mentre studiavo e mettevo in pratica i modelli relazionali dei database.
Per farla breve, nei primissimi anni del nuovo millennio iniziai a esprimere a papà il mio disappunto verso questo lavoro e la mia intenzione di voler cambiare strada, lui non fu assolutamente d’accordo e da buon genitore cercò di farmi riflettere in tutti i modi su quanto potesse valere in quel momento avere un buon lavoro che mi garantisse un ottimo stipendio mensile.
Io capivo benissimo le sue ragioni, ero consapevole di quello che mi diceva ma era più forte di me, non potevo farci nulla. La passione, quando viene dall’anima, non si può domare e tantomeno frenare.
Ritrovare me stesso
In ambito informatico sul curriculum non avevo ancora assolutamente nulla, anche se le mie competenze iniziavano ad essere già abbastanza avanzate (grazie allo studio da autodidatta), decisi così di fare qualche corso e iniziare a prendere qualche certificazione in modo da immettermi nel campo informatico con più serietà e professionalità.
Non provai nemmeno a inviare curriculum in cerca di lavoro, lasciai tutto, avevo 27 anni, feci la valigia, caricai il PC sulla mia macchina (ricordo ancora quel monitor immenso che occupava buona parte del sedile posteriore) e andai in Piemonte (a Vercelli per la precisione) a frequentare un Corso di Formazione Professionale che pagai con i miei risparmi. Facendo i conti, tra spese di vitto e alloggio il corso mi costò più di seimila euro. Ecco perché ti dico di non badare mai a spese quando si tratta di formazione, con il tempo i soldi investiti ti vengono restituiti con gli interessi.
Quel corso mi cambiò la vita.
Ma più che il corso in se, quello che realmente fece la differenza fu cosa sarei riuscito a creare grazie a quel corso.
In classe ero quello più motivato di tutti, venivo dalla Sicilia per studiare e imparare (al sud nei primissimi anni del 2000 era impensabile trovare corsi del genere) e i docenti erano rimasti sbalorditi da questa cosa.
Mentre frequentavo il corso e senza aver inviato ancora il curriculum a nessuno avevo già ricevuto ben quattro proposte di lavoro (di cui alcune davvero allettanti anche dal punto di vista economico):
- Due offerte di docenza (io… che non avevo mai insegnato!): una nello stesso istituto in cui stavo frequentando il corso e un’altra per un Istituto di Formazione Professionale di Milano dove lavorava il fratello di un mio collega di corso.
- Un’offerta da un’azienda di Novara dove si lavorava ad altissimi livelli per grandi nomi; avevo svolto un periodo di stage di un mese per loro e a quanto pare li avevo conquistati.
- Un’altra offerta all’Asus a Milano, dove lavorava il fratello di un altro mio collega.
Alcune di queste offerte richiedevano che io abbandonassi il corso per iniziare a lavorare sin da subito. Altre invece avrebbero atteso che io completassi la mia formazione. Ma io a interrompere la mia formazione non ci pensavo nemmeno.
Rifiutai tutte e quattro le offerte. Nonostante mi fossi trovato benissimo a Vercelli, sentivo il richiamo della mia terra. In fondo in Sicilia non avevo mai provato a inviare nemmeno un curriculum. Sapevo che sarebbe stata dura ma avevo sempre avuto una grandissima fiducia in me stesso e anche questa volta seguii l’istinto.
Finalmente i miei sogni prendono forma
Così finita la mia formazione a Vercelli tornai a Catania e dopo qualche mese (per tutta una serie di “coincidenze”) mi ritrovai ad insegnare in un Istituto di Formazione Professionale a Noto (SR). Grazie alla certificazione presa a Vercelli.
Nel frattempo continuava la mia sete di formazione e la voglia di arricchire il curriculum, così iniziai a studiare e frequentare altri corsi giù in Sicilia (qualcosa iniziava a muoversi anche al sud), e in breve tempo il mio curriculum si arricchì di certificazioni di livello sempre più alto.
In seguito grazie a strambe “coincidenze” e alle nuove certificazioni acquisite trovai lavoro come docente presso uno degli Istituti di Formazione Professionale più validi di Catania, nello stesso tempo avviai una nuova attività imprenditoriale insieme ad Andrea, un mio amico che rientrava a Catania dopo aver fatto un master in e-business in Olanda.
Nell’Istituto dove insegnavo a Catania, da docente diventai presto anche progettista dei corsi. Insomma per farla breve (su tutto ciò che è successo da quando sono tornato in Sicilia ad adesso potrei scrivere un libro!) il web e l’informatica sono pian piano diventati il mio vero lavoro a tutti gli effetti.
Dopo un po’ di anni nacquero il blog, il magazine e tant’altro che sta pian piano prendendo forma. Tutt’ora sono ancora in piena rivoluzione, ma questa è un’altra storia e magari te la racconterò un’altra volta.
Scusa per l’eccessiva divagazione, ora ritorno alla domanda che c’eravamo posti inizialmente: come dimostrare che il nostro lavoro non si tratta di un gioco?
Con i fatti. Oggi guadagno più di quanto guadagnava papà con la sua attività. E lo faccio quasi “giocando” perché è un lavoro che mi piace fare.
Alla luce di questi risultati mio padre può ancora pensare che quando sono davanti al PC sto “giocando”?
Si è dovuto ricredere su tantissime cose e non perché io ho dovuto convincerlo con chissà quali giri di parole. Si è dovuto ricredere perché gli ho risposto con i fatti! Non parole.
Si è talmente ricreduto sulle potenzialità di Internet che, all’età di quasi sessant’anni e costretto a una pensione forzata per motivi di salute, mi ha chiesto di insegnargli ad usare il computer e a navigare sul web, perché vuole colmare le sue lacune e sentirsi più vicino a me. :)
Conclusione
Come puoi vedere non c’è un’età e non c’è un unico percorso formativo. Tutto dipende semplicemente da quanta passione hai dentro e da quanto sei disposto a fare per raggiungere i tuoi sogni. Se avessi dato ascolto a mio padre, sarei ancora li, a svegliarmi ogni mattina sapendo di dover fare un lavoro che non mi piace fare.
Questa non è la storia di Steve Jobs, ma è la storia di un normalissimo ragazzo come te che grazie alla sua passione è riuscito a fare quello che veramente desiderava. Se anche tu sei mosso dalla stessa passione, ti do un consiglio: non fermarti al primo ostacolo e non permettere mai a nessuno di fermarti, questa è la TUA vita! E la vivi una volta sola.
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Oggi tocca a me raccontare una storia… | Your Inspiration Web
[...] su YIW hanno assunto una tinta molto autobiografica: dopo l’analisi (e autoanalisi) di Nando, e la storia semiseria di…
Iniziato a studiare all’età di 14 anni un piccolo libro di HTML 4… mi ha preso talmente tanto che nel giro di una settimana lo finii di leggere. Da li in pio non so quanto ho investito in manuali per lo studio da autoditatta… ho lasciato 3 lavori per mancanza di stimoli, ho abbandonato un posto fisso perchè non era nel settore che volevo… ora sono 4 anni che lavoro con grafico e programmatore web presso una società di Roma e come freelance.
Il segreto è non fermarsi… devo dire che in questo i miei genitori mi hanno appoggiato molto, e non mi hanno mai messo barriere.
Solo un paio di volte mi hanno nascosto l’alimentatore all’età di 15 anni perchè i miei risultati a scuola (di elettronica) non erano ottimali… passavo troppo tempo a studiare la programmazione e meno a fare i compiti per casa…
Come si dimostra che non è un gioco? Con i guadagni e con la serietà con cui si affrontano i vari progetti. È vero che è un lavoro che si fa prevalentemente al PC, ma è anche vero che la preparazione per la vendita di un progetto, richiede un attenta analisi e molta professionalità.
Ciao Marco, grazie per aver raccontato anche la tua esperienza.
A quanto pare nascondere l’alimentatore era un “vizio” comune in passato :)
Tutta la mia ammirazione Nando, Davvero…;)
non c’è da aggiungere nulla
Ciao Ciro, grazie… come ti ho già risposto su Facebook, sono onorato :)
Ho letto tutto d’un fiato…e devo dire che alla fine, leggendo di tuo padre in pensione che veniva da te “per farsi insegnare”…mi ha commosso.
Vedi Nando, mentre leggevo la tua storia mi sono resa conto di una cosa: quanto gli esempi di vita degli altri ci possono essere d’aiuto. Sì, perchè non si parla mai nè si legge mai di noi stessi, forse perchè sembra di annoiare e perchè non interessi a nessuno.
Invece non è così.
La tua motivazione in quell’aula, “maggiore di tutti gli altri…” è commovente, davvero. Mi fa sentire dentro di me cose che ci sono, ma che mi vergogno a far uscire fuori.
Io, oggi, mi sono riuscita ad “intromettere” in questo meraviglioso mondo che mi ha sempre affascinato. E mi sono laureata (dopo 10 anni di durissimo lavoro) in lingue e letterature straniere, nel 2005.
Vuoi sapere? Oggi con le lingue non ci lavoro per niente. Questo perchè, durante i miei anni universitari ho cominciato a fare corsi di informatica diventando pian piano anche docente. Ma ormai gli esami erano a buon punto e non me la sentivo di lasciare gli studi a metà, così ho continuato. Ma mi rendo conto oggi che, se alla mia epoca ci fossero state le opportunità e la varietà di studi che ci sono oggi, forse avrei preso tutta un’altra strada.
Oggi lavoro come freelance. Ho cominciato al “contrario”, nel senso che non ho mai lavorato con un’ agenzia perchè con la partita iva sono partita da altro. Oggi cerco di studiare il più possibile, cercando di conciliare il tempo con la mia bambina e il lavoro.
Lo faccio con amore e passione. Non sono assolutamente esperta di nulla, conosco html/css in maniera nemmeno approfondita, non riesco ancora ad usare Jquery, ho comprato 3 diversi libri su WordPress e uno su Php e non so ancora fare nulla … :) ma ho una forza così grande dentro di me, credimi Nando, che non mi fa vedere tutto il mio sforzo grazie all’amore per questo lavoro. Ad oggi (incredibile! Non l’avrei mai pensato) ho dei miei clienti…i più dei quali mi chiedono lavori di grafica, sul quale posso dire di saperci fare un pochino di più. Ma questi pochi soldi iniziali mi stanno dando la spinta di continuare ad andare avanti e fare sempre meglio…perchè so che sarà così! E cerco di mettere qualcosa da parte per fare finalmente un bel corso (ci sono a Palermo, ma costano assai!)
Per questo, ogni volta che sento persone scoraggiate o pessimiste riguardo questo lavoro, cerco sempre di aprire una porta ottimista verso di loro…il messaggio che vorrei far arrivare è: l’Amore e la Passione vi porteranno a cose che ora non immaginate nemmeno!
Con il cuore, per tutti voi Webdesigner, Webdeveloper e chi più ne ha più ne metta :)
(perdonatemi il romanzo!)
Ciao Manuela, che dire.. quello che hai scritto credo sia uno dei commenti più belli che io abbia mai letto su YIW.. si sente che viene dall’anima: leggerlo mi ha fatto venire più volte la pelle d’oca. Sei riuscita a trasmettere con le sole parole tutto l’amore e la passione che provi verso questo “lavoro”.
E’ verissimo :)
Per quel che mi riguarda non mi è mai piaciuto molto parlare di me, oltre ad imbarazzarmi sono sempre stato dell’idea che con le parole è molto facile dire e fare tutto.. quindi preferisco spesso tacere e far “parlare” i fatti. Ho tentennato molto anche sul fatto di pubblicare questa mia storia in effetti.. ma poi ho pensato che a qualcuno potesse servire da sprone e spinto dalla buona causa mi sono un po’ lasciato andare :)
Manuela, questa tua affermazione è una grandissima verità che continuo a sperimentare quotidianamente non solo nel mondo del lavoro ma in tutto ciò che mi circonda.
Sei sulla strada giusta, hai la motivazione e la passione che occorrono, sei piena d’amore verso questo lavoro… non ho assolutamente il minimo dubbio sul fatto che RIUSCIRAI ad ottenere ciò che ti sei prefissata! Ti faccio un grandissimo in bocca al lupo e un grandissimo abbraccio. Dall’anima.
“La passione, quando viene dall’anima, non si può domare e tantomeno frenare.”
Questa frase rimarrà in me e sarà per me un pilastro fondamentale per portare avanti ciò che sto creando.
I miei complimenti per l’articolo, ancor di più però per la tua storia. Credo che in fondo, noi uebbdesigner e developpper, abbiamo più o meno tutti la stessa storia.
Orgoglioso della mia (nostra) passione. Orgoglioso del mio (nostro) lavoro.
Un abbraccio a tutti.
Walter
Ciao Walter, si credo che abbiamo tutti più o meno la stessa storia alla base perchè ci troviamo nel periodo di transizione in cui queste nuove figure lavorative stanno nascendo. In qualche modo siamo i precursori di questi nuovi “mestieri”.
p.s. grazie per i complimenti ;)
Un grande!
“…non badare mai a spese quando si tratta di formazione, con il tempo i soldi investiti ti vengono restituiti con gli interessi.”
E poi: “come dimostrare che il nostro lavoro non si tratta di un gioco?
Con i fatti.”
Il mio però è un settore, la grafica, nel quale molti richiedo troppe cose. Arrivando a confondere PHP, Java etc etc con fotoritocco grafico e creazione loghi.
Ad ogni modo mandiam giù bocconi amari e armiamoci di passione..alla fine i frutti arriveranno!
Ciao Ale e grazie!
Purtroppo sono tante le richieste di persone che pretendono di trovare in un’unica figura tutte le conoscenze che possono “orbitare” oggi intorno al “pianeta” web design.
Sta a noi farci valere e cercare di non cadere in simili “trappole” che il più delle volte bloccano la nostra crescita professionale tarpandoci le ali. E’ praticamente impossibile specializzarsi in tutto, bisogna saper scegliere il percorso a noi più idoneo e poi andare avanti senza fermarci mai di fronte a nulla.
Ogni sconfitta è semplicemente una nuova lezione imparata :)
Quando nel 2008 ho deciso di abbandonare l’università per seguire un corso di web design (della durata di un anno) mi sono sentito la persona più sola di questo mondo. Nessuno capiva cosa potessi pretendere da un mestiere del genere e soprattutto come si potesse rinunciare ad una laurea per questo.
Davvero una bellissima storia la tua.
Grazie, Benito!
Quando c’è la determinazione, anche da soli possiamo riuscire a spostare le montagne. Un grosso in bocca al lupo per la tua carriera ;)
Ahhhhh che bello leggere questi articoli.. liberazione più totale, dopo che sono stato tanto tempo da solo a lavorare gratuitamente, per crearmi una strada di cui ho piena fiducia, spinto dalla passione.
Tempo in cui ero solo dove sono successe esattamente le cose che hai detto in questo articolo.
Ma ancora non basta (forse perchè mi frega l’età), nonostante stessi dimostrando che con un monitor mi sono creato un lavoro (guadagnando, rispetto ad altri che cercano ancora il lavoro cascare dal cielo), mi sento dire: “Ou, ma me lo devi dire pure a me dove si trovano sti euri senza fare niente?”
Quanto ti capisco Antonio..
Rispondigli che il bello deve ancora venire, questo è solo l’inizio del tuo cammino ;)
Articolo veramente stupendo. Le esperienze di vita contano di più di ogni altra cosa, e questa tua testimonianza è da tenere stretta.
La mia realtà è molto simile alla tua (sarà un caso che siamo siciliani entrambi? ), e per questo tutto quello che hai scritto mi trova perfettamente d’accordo.
Io sono ancora allo stadio iniziale, ossia quello di “dover dimostrare di non giocare”, ma penso e spero di farcela a breve. Non ti nascondo che giorno dopo giorno, dimostrare che il pc non è un gioco ma una cosa seria è veramente dura. La realtà siciliana è contornata da tanta ignoranza, da pregiudizi e da imprenditori che ti sconsigliano vivamente di investire in questo campo, e questo non fa che rendere il tutto più difficile. Ma come superare tutto questo? Proprio con la determinazione, con la voglia di realizzare quello che si vuole, mettendo davanti un solo pensiero: “io devo fare questo nella vita e ci riuscirò”.
Molte volte si cade, altrettante volte ci si rialza, ma una cosa è certa: una caduta serve a farti rialzare due volte.
Un grazie per l’articolo, un grazie a YIW che mi ha permesso di conoscere tante persone veramente speciali e competenti.
Spero a breve di poter dire anche io: “IO NON GIOCO”
Ciao Cal, vedo che la determinazione non ti manca, la passione nemmeno, quindi devi solo avere pazienza e costanza: semina bene e molto presto inizierai a raccogliere i primi frutti ;)
il problema del “webdesign”è che per un sacco di anni la richiesta superava l’offerta (o meglio l’offerta c’era ma era inqualificata) Grafici che si “prestavano” al web facevano danni tanto quanto i “programmatori” che facevano siti con lo stesso approccio con cui compilavano in C+.
Ci sono voluti anni prima che la figura professionale del WebDesigner si definisse meglio in quell’ibrido creativo/tecnico che deve essere. Poi la bolla della new economy è esplosa e quindi essere strapagati per fare schifezze (la verità all’origine del mito) non è stata più una realtà.
In sostanza il WD (come qualsiasi altro) è un lavoro se emetti fattura e paghi le tasse (non tutti gli artigiani o i professionisti sono capaci nello stesso modo).
Tutti gli altri (inclusi quelli che vanno a birra – e che così facedo continuano a rafforzare l’idea che il webdesign sia un passatempo) sono hobbysti (anche deleteri per il mercato e per la figura professionale – ma questo è un discorso un po’ più lungo).
Ciao Danilo, questo è un altro argomento molto interessante e dibattuto su cui si potrebbe dire molto. Prima o poi ci farò un articolo per esprimere il mio pensiero in merito e discuterne insieme.
Qual è la differenza tra un professionista e un amatore? Bisogna avere la Partita IVA per essere considerati professionisti? O anche qualcuno senza Partita IVA potrebbe essere in grado di svolgere un lavoro in modo professionale?
Le risposte potrebbero essere tante e non così scontate..
Grazie per aver espresso il tuo parere ;)
Ciao Nando, ci voleva una “esperienza di vita” complimenti… Io ho avuto la fortuna di avere il mio primo pc già da quando andavo alle elementari sono dell ’88. Diciamo che fino ai 18/19 anni la convinzione dei miei genitori e parenti era esattamente quella che io stessi giocando. Le cose sono iniziate a cambiare quando sono entrati in gioco i “fatti” come giustamente hai detto tu.
Ho iniziato a “sistemare” pc di amici e parenti e questo già ha fatto capire ad alcuni che forse non passavo tutto quel tempo al pc a “giocare”. La svolta è stata quando mi sono iscritto all’università ad informatica, durante questi 3 anni (mi laureo l’11 ottobre tra pochi giorni) a suon di esami superati ho fatto ricredere anche i più scettici. Mio padre oggi non ha la stessa considerazione delle ore che passavo 5/6 anni fa davanti al pc in cui però fondamentalmente facevo le stesse cose! Anche se non me lo ha mai detto e credo mai me lo dirà è orgoglioso di quello che sto facendo. Quando ad ogni sua richiesta, che tiri in ballo un qualcosa di informatico, e che a lui potrebbe sembrare difficile/impossibile ed io arrivo con la soluzione, si vede finalmente il rispetto per tutte quelle ore “buttate” davanti al pc.
Credo che la mia laurea sarà un “fatto” e fonte di orgoglio anche per i miei genitori che in passato pensavano stessi giocando ore e ore… L’importante credo sia il non fermarsi mai, ma dimostrare ogni giorno di metterci impegno e passione in quello che si fa. Tanti piccoli “fatti” nell’arco della nostra vita porteranno ad essere qualcuno ed un giorno perchè no raccontare una bellissima esperienza di vita come la tua.
Ciao!
Ciao Daniele, mi fa tanto piacere “sentire” in molti di voi la stessa determinazione e passione che negli mi ha spinto e guidato a trovare la giusta strada da percorrere.
P.S. Grazie per aver raccontato la tua esperienza e un grosso in bocca al lupo per la tua laurea ;)
mi sono quasi commossa. in parte mi ci sono rivista: ho fatto la ragioneria e lavorato come tale perchè i miei pensavano che iscriversi a grafica fosse una perdita di tempo e che si trovava lavoro sicuro con la ragioneria.
a 25 anni ho mollato tutto per un corso di webdesign ed ora eccomi qui :)
Ciao Laura, quando si è adolescenti spesso si è troppo influenzabili dalla figura dei genitori e senza neanche rendercene conto molte delle loro credenze diventano anche le nostre senza averle mai messe anche per un solo istante in discussione o provato a guardarle da punti di vista differenti.
Io sono convinto che qualsiasi cosa la mente di un uomo non riesce a credere, non potrà mai raggiungerla :)
In buona parte mi sembrava di leggere la mia storia.
Anch’io ho un “vuoto” lasciato dall’impossibilità di avvicinarmi ad un PC perchè i miei non me lo comprarono. In pratica al posto dell’alimentatore in qualche modo mi nascondevano l’intero pc. :D
La risposta alle mie richieste di acquistarlo era “hai il commodore 64, usa quello!”.
Erano passati anni dall’acquisto di quel commodore…
Santo sia mio nonnino (purtroppo ormai morto) che si offrì di pagarmi l’acquisto del pc per farmi andare all’università. Da lì cominciai il mio lavoro/passione e ancora oggi studio, mi incuriosisco, sbaglio, e blatero come tutti voi.
Però, probabilmente a differenza tua, è come se mi sentissi un pò isolato. Come se nuotassi in un mare dove solo io che ho una tuta speciale posso immergermi. Per il resto le persone continuano a vivere nella completa ignoranza di cosa io faccia…mio padre compreso (con cui avevo un problema simile al tuo).
Sono certo che le cose cambieranno, queste maledette tute speciali saranno indossate sempre da più persone. :D
Ciao Savero, anche io iniziai con il commodore 64 a tredici anni… e fu proprio con quello stupido commodore 64 che simulai il gioco della roulette, ero completamente rapito da quelle nozioni di programmazione che apprendevo dal mio manuale :)
Non sentirti isolato, come puoi vedere siamo in tanti ad aver vissuto più o meno le stesse esperienze.. ho appena trovato anche un gruppo su facebook, magari un giorno organizzeremo un raduno nazionale: quelli del commodore 64 :)
Intanto grazie per aver raccontato anche la tua esperienza.
Sono d’accordo con Saverio…
Determinazione, Ivan! ;)
E’ bello leggere tante esperienze come la mia in un unico articolo.
E visto l’epilogo di Nando, mi fa ben sperare :)
Un grosso in bocca al lupo anche a te Alex, che l’epilogo possa essere dei migliori! ;)
Tempo fa l’avevo già scritto sul blog di Lauryn. :)
Nel’96 scopro internet, nel ’00 il primo sito, ma sto già seguendo la strada che altri hanno tracciato per me… C’ho messo più di 10anni di risultati scarsi od assenti, frustrazioni, insoddisfazioni e tante altre cose per riuscire a dire basta.
Ora mi ritrovo “vecchio” a sperare che un giorno possa “unire i puntini” (cit.); con parenti ed amici che mi vedono passare giornate intere “a giocare col pc”, discussioni, guerra fredda e sguardi “compassionevoli”…
Stringo i denti e cerco di arrivare ai primi fatti: perchè non voglio un hobby, voglio una professione e non vedo che ci sia di male in un lavoro che ci piace fare.
E’ come portare una montagna sulla schiena: cammini piegato in due e non vedi davanti a te, vedi solo i tuoi piedi ed il terreno. Un altro passo… stringo i denti… un altro passo… ma non importa, ora lo so dove voglio arrivare, lo vedo anche senza guardarlo… un altro passo…
E domani Amazon mi consegna il mio primo libro sul PHP… un altro passo…
P.S.: thanks! :)
P.P.S.: e scusate per tutti i … … … … … … … … … … … … … … :p
Adesso alza lo sguardo e continua a fissare il tuo obiettivo costantemente.
Può capitare di cadere e finire non solo con lo sguardo per terra, ma anche di sbatterci la faccia per terra. Ma non deve essere questo a fermarci, ogni volta che si cade ci si rialza con ancora più forza e determinazione di prima.
..se ci fossimo fermati alla prima caduta chi di noi avrebbe mai imparato ad andare in bici?
Un grosso in bocca al lupo per il tuo percorso, e sotto con il PHP! ;)
Una precisazione sugli albi: ci si iscrive a un albo dopo aver superato un esame di Stato. E si accede all’esame di Stato dopo avere svolto il praticantato (di norma, 2/3 anni). Infine, si accede al praticantato, dopo aver conseguito il diploma di laurea.
Non è una difesa d’ufficio degli Ordini Professionali o di chi vi è iscritto. Peraltro, concordo sulla necessità di abolire vecchie istituzioni, oramai fuori mercato. Ma è anche giusto completare il quadro informativo, nei limiti del possibile, anche in considerazione della “pubblica fede” e della necessità dei consumatori di potersi affidare a professionisti di comprovata esperienza e competenza.
La questione degli albi è più complessa e non può essere liquidata con poche battute nell’ambito di una diversa discussione sul riconoscimento (legittimazione) di nuovi ruoli, mestieri o professioni.
Detto questo, mi congratulo per l’ottimo articolo e condivido tutto il resto, in particolare il passaggio sulla rivoluzione, che a mio modo di vedere non riguarda tanto o semplicemente la visibilità (o la notorietà) del ruolo, quanto piuttosto la sua utilità in un contesto sociale completamente diverso da quello del panettiere degli anni passati.
Un tempo c’era il capitalista, e poi la dirigenza da un lato e i lavoratori dall’altro. L’innovazione era un gesto di insubordinazione. Lo stesso valeva per gli agricoltori o per i bottegai: non erano innovatori. E in una società dove tutto si produce in serie sulla catena di montaggio, senza innovazione, semplificando al massimo le mansioni (Modello Tayloristico: ognuno doveva saper fare poche e semplici cose, ma per 8/10 ore al giorno), il web designer è per forza di cose un pazzo squinternato non inquadrabile negli schemi, uno a cui non piace lavorare. Un fannullone che vuole innovare. Ma ti rendi conto?
Nel frattempo, il mondo è cambiato. Ci sono i bisogni di una nuova generazione di consumatori che spingono le aziende a orchestrare il sapere e le capacità di specialisti della finanza, del marketing e delle vendite, di ingegneri, avvocati, analisti, chimici e ricercatori, informatici, web designer ed esperti di ogni altro settore specifico. Non ci sono più i dirigenti da una parte e i lavoratori dall’altra; c’è invece un’integrazione di specialisti, ognuno con conoscenze e campi di esperienza propri.
L’innovazione è l’unica vera ragione di business. “Santo subito!” chi riesce a innovare. Ora il web designer non è più un fannullone, ma la chiave di svolta.
È evidente che un’economia in cui il sapere, l’informazione e la creatività sono chiaramente la fonte della ricchezza e della supremazia competitiva pone delle sfide importanti.
Il web designer deve acquisire un sapere e delle capacità adeguate, ed essere pronto a imparare per tutta la vita. E soprattutto coltivare la capacità di pensare con la propria testa, per poter essere sempre innovativo.
PS: Ottimo, Nando. Ora, però, detto tra noi, quando pensi di trovarti un lavoro serio? :-)
Ciao Carlo, grazie per la precisazione sugli albi, so qual è il percorso da fare per iscriversi ad un albo e non era mia intenzione liquidare l’argomento con due battute, ma l’argomento come ben dici è molto complesso e forse non basterebbe un libro, figuriamoci il paragrafo di un articolo.
Con gli interrogativi che mi sono posto non volevo mettere in discussione il percorso di iscrizione bensì la metodologia oggi applicata nelle varie fasi del percorso:
1) ci si accede con un esame di stato (e tutti sappiamo come si svolgono ormai questi esami di stato, chi deve passare passa, anche senza nessuna particolare preparazione);
2) si accede all’esame di stato dopo aver svolto 2/3 anni di praticantato: nella maggior parte dei casi durante il praticantato non viene corrisposta nessuna retribuzione e vengono fatti svolgere compiti da segreteria, di conseguenza si impara poco e niente e al solito chi deve passare, basta essere amico di.. per non fare nemmeno il praticantato, ma agli atti risultare come se lo facesse;
3) si accede al praticantato, dopo aver conseguito il diploma di laurea: non sempre, per esempio l’ordine dei giornalisti non richiede la laurea per l’esercizio della professione, ma anche dove è richiesta la laurea sai benissimo che non sempre il diploma di laurea può essere considerato sinonimo di competenza e professionalità.
Ovviamente non metto in dubbio il fatto che all’ordine sono iscritti anche tanti professionisti con grandi abilità e competenze nel loro settore, ma visto che – per come funziona oggi il sistema – all’ordine può arrivare anche gente che è tutt’altro che competente: può la semplice iscrizione a un albo attestare realmente l’abilità dell’iscritto?
Era questo più che altro il mio dubbio.
P.S. quando mio padre ritornerà a nascondermi l’alimentatore :)
Grandi & complimenti Nando!! Ragazzi, è circa 1 anno che studio web design da autoditatta.. Mi consigliate un buon corso (cn cerificazione) a Roma.. GRAZIE!
Grazie a te Anton!
Precisazione: Sicuramente aver una P.IVA non garantisce professionalità o talento (la prima te la fai con l’esperienza, con il secondo ci nasci), ma nel medio/lungo termine se non hai o non riesci a trovare un giusto equilibrio chiudi baracca (o vieni lasciato a casa). Detto questo c’è anche da dire che da qualche parte si deve comunque iniziare :-)
Assolutamente d’accordo, Danilo ;)
Ciao Nando,
leggo con un giorno di ritardo il tuo articolo e devo dire che ho fatto bene, ieri l’avrei letto di fretta (dal furgone, di ritorno dall’Abruzzo).
Devo ringraziarti non una, ma un miliardo di volte per aver condiviso parte della tua vita con tutti, come molti hanno scritto prima di me, le esperienze di vita contano molto, e dopo aver letto le tue mi è tornata la voglia di fare e di migliorarmi sempre più.
Io sono ancora allo stato iniziale di questo cammino (e molte volte mi deprimo quando non riesco a fare qualcosa, te l’ho detto tante volte) e spero di riuscire a concludere qualcosa perché come te in passato, faccio un lavoro che odio (nonostante abbia a che fare con dei computer, dei server per la precisione, non è bello andarsene di casa il lunedì per andare chissà dove per l’Italia e tornare il venerdì sera, o almeno a me dopo tre anni ha stancato).
Grazie ancora, mi hai motivato per la milionesima volta :)
é fondamentale non perdere mai la motivazione!
grazie a te, Tizi :)
Sei un bell’esempio, davvero. ;)
Grazie, Fran :)
Ho cominciato ad appassionarmi al web designer quasi per sbaglio…prima durante il 5°anno di scuola superiore facendo per 1mese uno stage lavorando a quei tempi..ahimè con Dreamweaver,sito tabellare ed immagini gif spaziatrici…Incredibile da dirsi,anche se erano tecniche ormai oggi morte, ma ho imparato più in questo mese che in 5 anni di scuola.Poi uscito dalla scuola ho frequentato un corso regionale di html. Ci sono stati momenti di sconforto, e li avrò sicuramente, ma non tanto perchè non sappia fare qualcosa (se non mi riesce ci sbatto la testa finchè quella tecnica si piega a me), ma perchè lo Stato non ci mette a disposizione scuole che si occupano di questo..E’ vero che ci sono corsi più o meno buoni ma uno che è disabile non ha tutte queste opportunità di trasferirsi in un’altra città. Certe volte, troppo spesso, mi chiedo ma chi me lo fa fare studiare da autodidatta,spendere ogni mese per formarmi, e mi devo anche sentirmi dire da mia madre, che non capisce questo lavoro senza un pezzo di carta.Ma poi mi dico a me stesso,perchè dovrei mollare tutto,in fondo mi piace anche se si incontrano difficoltà sia per la disabilità che mancanza di formazione statale, e non avendo una figura professionale che ti segue.Mi sono convinto male che vada,ho dimostrato che ci so fare con un mestiere come “uebbdesaigner”..Non mi piace parlare di me,ma dato l’articolo…
tieni duro ivan e vedrai che i risultati prima o poi arriveranno.. in questa fase stai seminando. dai tempo al seme di crescere e vedrai spuntare presto tante piantine che – continuando a coltivare con tanta cura e passione – ti daranno certamente degli ottimi frutti.
Ciao Nando, grande articolo, l’ho trovato proprio ispirante! Posso chiederti quale corso consiglieresti ad un ragazzo con una grande passione per il web design? Grazie
Ciao Andrea, mi fa piacere che tu abbia trovato l’articolo di tuo gradimento. se sei ancora in giovane età ti consiglierei di iniziare con un percorso accademico in grado di darti delle ottime basi di partenza, ho scritto alcuni articoli in passato sull’argomento che potrebbero fornirti qualche spunto interessante:
web design: come è possibile formarsi in italia
web design: quale percorso formativo seguire?
Hai analizzato bene gli aspetti e sono d’accordissimo con te sul fatto che solo i fatti possono dimostrare che non si sta giocando.
Odi ego homines ignava opera et philosopha sententia (Pacuvio).
[Servono le opere, non parole filosofiche al vento!] :)
Al solito, eccellente post.
Penso che l’apparire ai genitori dei fannulloni quando si sta davanti al computer” sia una costante.
Nonostante i miei genitori usassero il computer per lavoro (da impiegati), nonostante capissero l’importanza di questi strumenti (cosa non da poco, mi rendo conto) e nonostante appoggiassero la mia scelta di studiare in quel campo e poi campare di quello, immancabilmente ogni volta che mi mettevo a fare qualcosa col computer, stavo “giocando“.
Tuttora lavorare con il computer appare ai più – inclusi molti gggiovani – come un non-lavoro, perchè se ti diverti (e, corollario, non ti spacchi la schiena nel farlo) non stai davvero lavorando…
Ciao Gian, grazie per essere passato ;)
Mi trovi perfettamente d’accordo, però è anche vero che stare davanti al computer non è sempre sinonimo di lavorare, anche se tanti utenti di farmville sostengono che è davvero faticoso coltivare e tenere in piedi le loro fattorie :)
Meravigliosa la tua storia. Di grande ispirazione.
Ho 27 anni, e sto pensando di riprendere gli studi (anche se ho una figlia di 3 mesi e una fidanzata), e inseguire un grande sogno!
Grazie dell’articolo!!
Ciao Enea, grazie!
Non considerare “ostacolo” la tua età nè tantomeno la tua bimba, anzi queste potrebbero essere delle motivazioni ancora più grandi per riuscire.
L’unico vero “ostacolo” che abbiamo è considerare qualcosa come un “ostacolo”.
letto in ritardo ma tutto d’un fiato
Nando che dire hai centrato “lo stato delle cose”
Ciao Nando, bellissimo il post che hai scritto, davvero da leggere tutto d’un fiato.
Credo sia un bagaglio comune quello di vedersi il modem preso a martellate dai genitori e io stesso come te ho intrapreso un corso di laurea che non mi interessava affatto solo per soddisfare i desideri dei miei. Penso che il passo fondamentale sia stato quello di fermarmi a riflettere su cosa volevo davvero “fare da grande” e con una grossa dose di coraggio, prendere tutto quello che avevo ottenuto e lasciarmelo alle spalle. Per le nuove “leve” oggi sicuramente le cose sono più semplici, lavori come il web designer o il programmatore sono socialmente e universalmente riconosciuti, ma 10 anni fa anche solo riuscire a comprendere che di fronte a me non c’era un semplice monitor bensì la mia vera e unica “forma di espressione” è stata davvero dura.
Ed anche se il mercato a volte ci mette in condizioni difficili, dove spesso essere un libero professionista significa esser pronti a saltare i pasti a volte, la soddisfazione nel portare un progetto concluso al cliente, illustrando quei miracoli tecnologici a me ormai così familiari ma che di fronte ad occhi inesperti appaiono come veri e propri trucchi di magia, è impagabile.
Cordialmente,
Gianluca
Ciao Nando, spero non ti impressioni sapere che il mio primo “amore” si chiamava ZXSpectrum e io potevo avere sì e no 11 o 12 anni.
A differenza di tuo padre e di altri genitori citati nei commenti, mio papà è sempre stato un sognatore, eclettico, mente dinamica e aperta, mai stanco di apprendere. Ha la 3° media. Ha fatto il capo officina per quasi 50 anni. Disegnava giocattoli e mi piace vantarmi del fatto che è l’inventore del (mitico) Going che impazzava negli anni ’70. Giurin giuretta, come si dice a Milano. Ho sempre sperato e pregato di somigliargli in tutto, non solo nel naso a patata. Lui oggi ha 73 anni e usa internet e la posta elettronica meglio di me :-)
E’ mio papà che mi ha spinto a prendere il diploma in grafica pubblicitaria, nel 1985 (primo anno di superiori), quando più o meno 2/3 di chi si iscriveva nel mio istituto lo faceva perché grafica pubblicitaria era un diploma ‘abbordabile’. Dopotutto chi non è in grado di tenere in mano una matita e fare un disegno? Su una classe di 24 persone, ad oggi, lavoriamo nel settore in 3-4 persone.
Dopo aver fatto la scenografa per sei anni (altra storia stramba, ma se no non sarei figlia di mio padre…), mi sono presa un anno sabbatico. Volevo tornare a fare la grafica, ma non quella di prima che lavorava coi Pantoni e il catalogo Letraset. C’erano computer più potenti e c’era quella cosa nuova. C’era Internet. Erano davvero solo e soltanto manuali in inglese e il mio primo Dreamweaver era il nonno di tutte le versioni. È stato un anno strano, mi sembrava che tutto viaggiasse su una dimensione quasi surreale. Passavo così tante ore al pc da avere spesso una distorsione totale del tempo: una volta mi sembrava si dilatasse e un’altra che si riducesse. Lo so che sembra il discorso di una disadattata, ma più studiavo e più volevo imparare e più novità c’erano e più mi sembrava di non riuscire a colmare le lacune e di non stare al passo coi tempi e gli aggiornamenti. Ho cominciato a lavorare per una web agency di Milano. Ho aperto la p. iva, poi l’ho chiusa per un contratto a progetto rinnovato per anni, poi finalmente ho riaperto la p.iva. Adesso ho 40 anni, una figlia di 16 mesi e come Manuela non sono espertissima, ma ho il mio piccolo giro di clienti e va bene così. Cerco di conciliare il mestiere di mamma e quello di webdesigner. Ho delle lacune che provo a colmare ottimizzando il tempo tra studio, lavoro e pappe. Stanca, ma felice e appagata.
Voi di yiw sapete rendere leggeri e stimolanti tutti gli argomenti che trattate, tanto da riuscire a leggervi anche quando sono esausta e ho gli occhi gonfi. Sono contenta di leggere un articolo come quello che sto commentando perché questo sito è una fonte inesauribile di informazioni di qualità e in questo caso anche un insegnamento di vita. Quindi grazie davvero. Per la passione e per la condivisione. (non mi manca il dono della sintesi, giuro, ma…condivisione, appunto)
Scusa la gaffe…era in buona fede
Non intendevo offendere nessun papà e non vorrei essere fraintesa. Volevo dire che a differenza di altri genitori, il mio mi ha sostenuta e non che il mio sia il Papà d’Italia! :-) Buona giornata e buon lavoro
Che racconto! davvero una bella esperienza complimenti, motivante : )
In bocca al lupo per il proseguimento, non si finisce mai di imparare
Secondo me oggi, spero di non essere impopolare, i webdesigner cosi come i freelance possono avere maggiori occasioni di un tempo. Il post è corretto ma è anche corretto pensare che un tempo i clienti si rivolgevano esclusivamente alle agenzie oggi no, anche ai freelance trovati sul web per esempio. Lo fanno pensando di spendere mono, quello si, ma nello stesso tempo danno una possibilità al freelance che può giocarsi le sue carte (commerciali e professionali). Facciamo fruttare queste occasioni!