Crediti: quanto vale per voi firmare un progetto?
Vorrei affrontare con voi un tema che ai più può sembrare marginale, ma che personalmente reputo fondamentale perchè per ogni freelance il portfolio è uno degli strumenti reali e concreti per dimostrare la propria professionalità.
Le varie realtà
Tra le varie figure che coprono le professionalità del web, quella del web designer (o comunque del grafico in genere) è quella che più facilmente riesce a comunicare tramite il proprio portfolio la propria vena artistica e la propria competenza. Soprattutto per chi lavora come freelance, dimostrare sul proprio sito i lavori fatti è fondamentale verso i clienti finali o web agency che potrebbero affidargli lavori e/o appalti (la classica configuarazione da “terzista”).
E’ innegabile (e questo è sia un vantaggio ma anche uno svantaggio) che la valutazione delle capacità grafiche di un professionista vengono messe alla mercè di chiunque: da responabile alla selezione, a direttore creativo fino al cliente finale (che può essere un gommista, un falegname o un traslocatore), chiunque può dire la sua sulla qualità grafica dei siti prodotti da un determinato professionista.
Stesso discorso vale per le altre figure, ma ovviamente un “profano” non può giudicare facilmente la qualità del codice prodotto da un developer. Questo però non modifica l’importanza, anche per tutte le altre figure, di poter inserire i lavori fatti nel proprio portfolio.
Che tipo di crediti esistono?
Credo vi sia capitato di ascoltare i secondi finali di una trasmissione radiofonica oppure i passaggi di chiusura di un film o trasmissione televisiva: quasi sempre vengono nominati tutti i partecipanti al prodotto anche se sono dipendenti dell’azienda. Questo è un ottimo modo per avere visibilità verso il pubblico e utenti. Molte volte invece nelle grandi aziende italiane i team che si occupano di comunicazione web non vengono nominati nei credits del sito o portale web.
Molte volte le grandi aziende non vogliono neanche inserire nei credits la web agency protagonista della realizzazione del prodotto.
Ma focalizziamoci sul mondo freelance. In generale mi è capitato di essere chiamato rivestendo diverse figure:
- dal cliente finale che ha bisogno della realizzazione del sito/portale;
- da un programmatore che ha preso un lavoro e a cui serve un web designer;
- da un account che organizza gruppi di freelance per produrre end-to-end;
- da web agency che mandano in outsourcing alcune parti della lavorazione. Alle volte hanno bisogno di tutto il processo o solo della parte di design o della sola parte di markup.
Per ognuna di queste situazioni, solitamente chiedo la possibilità di essere citato nei credits a firma delle pagine. Onestamente, a parte il primo caso (in cui sono io il responsabile di tutto il processo di creazione del prodotto) difficilmente mi viene concessa questa opportunità di visibilità. Allora chiedo la seconda strada: quella di poter inserire nel mio sito/portfolio la url, il nome del cliente e specificare il tipo di attività svolta. Anche in questo caso le risposte non sono sempre ovvie e i NO devo dire sono la maggioranza!
Ma perchè tanto segreto?
Alle volte le situazioni sono davvero complicate, come ad esempio se il cliente finale (di solito un’azienda di grande rilievo) non vuole assolutamente la firma di nessuno sulle sue pagine web. Allora è inutile insistere, difficilmente potremmo inserire il nostro nome su quanto prodotto, ma anche riportarlo nel nostro portfolio.
La maggior parte dei casi e delle motivazioni risiede nell’immagine complessiva di una web agency. Le medie e grandi realtà danno molto lavoro fuori dai propri uffici, ma questo non deve risultare palesemente all’esterno perchè si potrebbe perdere credibilità e appeal verso il cliente finale.
Il nocciolo del problema
Dopo per aver esaminato le varie situazioni, vengo al problema.
Dal mio punto di vista poter comunicare ai miei utenti e potenziali clienti i vari lavori fatti è di fondamentale importanza. Come avrei preso questi lavori senza un adeguato portfolio? Se ogni grosso cliente o web agency mi impedisce anche di mettere sul mio sito i lavori fatti come posso pubblicizzare le mie competenze, la mia vena artistica e le mie capacità tecniche?
Quanto vale per voi questo divieto?
Devo dire che mi è capitato di fare degli accordi NDA con delle aziende che sviluppavano tanti siti web. L’accordo prevedeva di non poter in nessun modo pubblicare i miei lavori fatti per quest’azienda. In cambio mi veniva passato molto lavoro e con prezzi sopra la media.
Questo ha significato in pratica dare un prezzo ai miei credits.
Ma ha avuto un altro significato molto più importante: per la quantità e la complessità dei lavori svolti non ho potuto lavorare per altri progetti in un arco temporale di quasi 2 anni. Tutti i lavori fatti in questo tempo non possono essere messi nella mia vetrina, e solo ora ho realizzato che è stato uno sbaglio! Forse dovevo insistere di più, forse non dovevo accettare l’accordo…
A voi è successo qualcosa di simile? Come vi comportate? Che importanza date a questo aspetto?
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Web Design e diritto d’autore: quando realizzare un sito che porti la nostra firma é un’utopia
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Credits & credits! Yes.. Ottimo post, Grazie!
Di solito se il cliente non vuole la mia firma a fine pagina chiedo dei soldi in più. Ovviamente se rifiutano di pagare qualcosa di più a quel punto sono io a rifiutare il lavoro.
Ciao Ale, il tuo principio è corretto ma dipende ovviamente dalle cifre. Inoltre la mia domanda è: il nostro portfolio ha un prezzo per cui vale la pena rinunciare?
Facile dire rifiuto il lavoro se non metto la firma o non mi dai qualcosa in più. Purtroppo visti i tempi di grama, alla fine la soluzione (purtroppo per la maggior parte a carico di noi creativi) è quella di accettar le LORO imposizioni. Anche io in passato ho lavorato per due webagency, che si affidavano per la parte grafica a me. Giustamente come dici nel post si perde di appeal verso il cliente e poi ricordiamocelo bene: molti grafici o pseudo tali fanno carte false pur di “accordarsi” sottobanco con il cliente..purtroppo è questo il problema, la poca serietà di questi che creano dubbi e perplessità. Se ognuno restasse al suo posto forse le cose andrebbero molto meglio! no?
Si certo, ma il problema è solo porsi dei limiti da non superare…
@aledesign.it Ovviamente io parlo per me, dato che il lavoro di freelance è in più al mio “vero” lavoro come front-end developer da dipendente.
@Alessandro si, il mio portfolio ha un prezzo per cui vale la pena rinunciare. Anche perchè se il cliente è irremovibile, tanto vale lucrarci sopra che non fare proprio il lavoro per principio.
Certo la soluzione di Alessandro è quella che farebbe più comodo a tutti,……..ma nella maggiorparte dei casi non la si può applicare :D …..specialmente se di tuo non hai 200 clienti l’anno(e qualsiasi lavoro lo si deve prendere) o se lavori come dipendente.
Nella mia gallery come si può vedere infatti ho potuto inserire ben pochi lavori in campo web, a fronte di tutti quelli che ho fatto non firmati che non posso inserire.
Certo molti mi hanno già detto che quello che si vede è già più che sufficiente per capire cosa faccio, ma è un po frustrante non poter dare a questo o a quel cliente i nomi di alcuni dei tuoi migliori lavori solo per quella cavolo di clausula “niente firma”
Esatto Cristiano, hai centrato il problema. Molte volte i lavori migliori sono quelli che non possiamo inserire in portfolio!
Per me fino a ora c’è stata la coincidenza del fatto che quando il cliente non voleva il mio logo in home page io ero ben lungi dal volercelo mettere. E aggiungo che nel mio portfolio on line ho inserito meno di un quarto dei lavori che ho fatto.
Bhe i credits sono solo un aspetto del problema; l’altro è quello di inserire url o nome cliente nel proprio portfolio o cv. Tu come ti comporti?
Scusami ma mi sono spiegato male, di solito a me accade il contrario, sono le cose peggiori che non mi permettono di firmare e che io non intendo mettere in portfolio. A me capita così.
Purtroppo non sempre si può firmare il proprio lavoro, questo non vuol dire non fare questa tipologia di lavori.
Lavorando da freelance non posso permettermi di dire di no a chi non mi fa aggiungere credits o lavoro a portfolio, anche perchè spesso sono i lavori più importanti e quindi non voglio perdere l’occasione di confrontarmi con tali realtà.
So che è frustrante ma soprattutto quando si collabora con agenzie risulta difficile ottenere da loro l’ok per la pubblicazione di lavori in collaborazione.
Quindi finchè lavorerò con agenzie metto in conto che questa cosa si verifichi e quindi…amen.
Mi rode ma non posso permettermi di scartare determinati contatti solo per questo motivo.
Ale
Ciao Alessandro,
in effetti il dilemma è questo. Finchè il lavoro non manca possiamo anche non curarci del nostro portfolio, ma nel momento in cui dovessimo metterci in gioco e i nostri lavori sono fermi a 2 anni fà come possiamo fare?
A me succede tutt’ora così, o meglio…
Ho una consulenza presso una nota agenzia italiana, presso la quale seguo clienti internazionali molto conosciuti. Ovviamente il mio nome non compare nei credits ed essendo consulente non compaio nemmeno nel team eheh.
Non mi sono mai scontrato con loro per 2 validi motivi:
– Circa il 50% del mio fatturato deriva da loro e ci lavoro da oltre 4 anni
– I lavori che escono da questa web agency, spesso non rispecchiano il mio modo di lavorare, tendono ad essere dei lavori poco curati visti i tempi brevi, le difficoltà realizzative, i tagli di budget, l’utilizzo forzato di determinate tecnologie ecc.
Cmq quando sono a colloquio da un cliente in target, ovviamente faccio presente che lavoro per loro e che il mio zampino è presente in tutta una serie di siti che non posso citare per problemi di paternità.
Con alcune agenzie minori, a seconda del progetto, concordo la possibilità di mettere il lavoro a portfolio senza mettere il link sul sito che andiamo a rilasciare oppure aumento il prezzo del progetto.
Con i rimanenti clienti, credits sui siti.
Dove è possibile mi faccio scrivere anche qualche raccomandazione per il “dicono di me”.
Certo, basta guardare il mio sito, sembra che in tutta la vita abbia fatto 4 progettini buttati lì, però poi con linkedin e co. si capisce che cmq non è così.
Sarebbe bello poter mostrare tutto quello che si fa ma spesso le agenzie temono che il cliente le scavalchi, piuttosto che i collaboratori vengano contattati da concorrenti…
Vedo che il tema è comune e sentito da molti. Più o meno ci troviamo tutti nella stessa situazione anche perchè l’alternativa è non lavorare.
Vi porto però a riflettere sul fatto che un giorno potremmo trovarci a dover andare dai clienti per il 100% del tempo e loro di solito non guardano linkedIN.
Se perdiamo i nostri rapporti con le grosse web agency saremmo in grado di saperci vendere con il nostro portfolio attuale?
Attualmente no, non credo che sarei in grado di sostenermi e di procacciare una quantità di progetti sufficiente a tenere in piedi il mio team in effetti…
Qui però, almeno per me, si apre un altro punto del discorso che potrebbe intitolarsi così:
“Quando è il momento giusto per fare il salto nel vuoto?”
In pratica quand’è che uno può salutare a cuor leggerlo la grande web agency in cui è cresciuto e lanciarsi senza paracadute sul proprio mercato? eheheh, ci sto’ riflettendo da almeno un anno…
Il distacco dalle agenzie più o meno piccole può avvenire solo nel momento in cui si è strutturati per dare un servizio ad ampio respiro al cliente.
Se poi basta il portfolio attuale, beh più dura non tanto per il portfolio quanto per i clienti che non sempre cercano contatti online, ma devono essere contattati sul territorio, quindi il contatto umano risulta importante quanto il portfolio, almeno secondo me.
Ale
Condivido la tua posizione, ma come vedi tu stesso è un pò frustrante e rischioso avere un sito con 4 progetti buttati lì, non trovi?
Si son daccordo anche io nell’ultimo hanno il 70% dei lavori non li posso inserire nel portfolio.
Per questo motivo cerco di sviluppare progetti personali o comunque con clienti finali.
Il problema è comune a tutti o ti tieni i lavori in agenzia e pubblichi quelli che puoi o cerchi clienti finali che per la maggior parte saranno disponibili all’inserimento dei nostri credits.
Non credo ci siano soluzioni ottimali valide per tutti, ma calibrabili di caso in caso.
Ale
Vorrei intervenire nella discussione con la mia esperienza che mostra l’altra faccia della medaglia.
Un po’ paradossale ma vera. La mia tesi è che lavorare dietro vincoli NDA può portare anche vantaggi… La garanzia data alle agenzie di comunicazione di lavorare in “anonimato” permette di accedere a lavorazioni di un certo peso in termini di gestione del lavoro e complessità da affrontare. E comporta una certa costanza di lavori proprio perchè i vincoli contrattuali garantiscono alle agenzie una certa “tranquillità”. L’esperienza accumulata in questi contesti puo’ risultare fondamentale per consolidare le proprie competenze professionali e nell’acquisire maggiore sicurezza nel gestire le criticità. Il cliente diretto intuisce facilmente, al di là del portfolio ufficiale, che ha davanti un professionista affidabile che porta a termine nel migliore dei modi il proprio lavoro.
Magari anche questa puo’ essere una valutazione che rientra nel peso da dare ai credits. Forse : )
Ciao Luisa, su questo non c’è dubbio. Di solito i lavori con NDA sono più complessi e importanti degli altri. Scusate il paragone un pò forzato ma è come quella classica domanda: “E’ meglio poter dire di essere andati a letto con la Bellucci ma è solo una bugia o non poterlo dire a nessuno ed esserci andati davvero?”
Ciao Alessandro.
Secondo me bisogna fare una distinzione tra i lavori a committenza (in gergo, da freelance) e quelli eseguiti in regime di lavoro subordinato.
Mentre per questi ultimi c’è poco da discutere, poiché la subordinazione implica una mansione svolta in un processo che complessivamente “appartiene” all’azienda; per la prima tipologia di lavori (a committenza), non vorrei sbagliarmi – mi riservo per questo di approfondire la cosa -, ma non credo si possa in alcun caso cedere la proprietà intellettuale dell’opera.
Io cedo per contratto l’utilizzazione economica della stessa. Tu puoi fare della mia opera quello che vuoi. Per questo mi paghi quanto stabilito in sede contrattuale. Ma ciò non oblitera la paternità intellettuale che posso indicare nel mio curriculum o portfolio o dichiarare in ogni contesto nel quale lo reputo necessario.
Ripeto, non sono sicuro. Posso sbagliarmi. Ma facendo un ragionamento comparativo con altre fattispecie del diritto d’autore, credo che valgano le stesse norme.
Tu puoi cedere i diritti economici di un libro, di un fumetto, di un brano musicale. Non cedi invece – MAI – la paternità. E’ inalienabile e come tale ti permette di dichiararla.
Mi riservo di approfondire l’argomento e nel caso di rettificare o corroborare quanto appena detto.
Buon lavoro.
Ciao Carlo, spero tu possa approfondire il prima possibile perchè è una cosa che ci interessa molto. Forse però potrebbe dipendere dal tipo di accordi che firmi, nel senso che alle volte possono anche farti rinunciare alla proprietà intellettuale, non credi?
Personalmente credo che la strada migliore sia scindere il portfolio pubblico da quello privato.
Con alcune web agency avevo programmato di poter inserire il lavoro nel mio portfolio citando con logo e link la web agency per la quale era stato sviluppato.
Con altre invece, non c’è stato verso. Con i clienti finali, invece, non ci sono quasi mai problemi e addirittura, in rari casi, il cliente a lavoro concluso mi chiede quando la scheda del lavoro fatto comparirà nel mio portfolio online.
Ciò che non capiscono ad oggi le web agency è la totale assenza di interesse nel colloquiare direttamente con il cliente finale. Personalmente, preferisco un intermediario competente (referente web agency) piuttosto un cliente che non sa cosa vuole e soprattutto che non sa spiegartelo.
Oggi, invece, dopo il salto nel vuoto (fatto nel 2009), ho inserito all’interno del contratto una nota che rispecchia quanto dice Carlo, ma proprio qualche giorno fa mi sono scontrato con un cliente (amministratore di una enorme community online) che è stato irremovibile al riguardo e nonostante la cifra accettabile che gli avevo chiesto (e che lui aveva accettato), non ha voluto scendere a compromessi interrompendo di fatto il rapporto lavorativo.
Personalmente non sono d’accordo sull’aumento del prezzo per l’assenza del credito sul sito, perché valuto il lavoro per difficoltà e tempo necessario.
Anche nel mio portfolio (rimasto purtroppo alla penultima versione del sito) non ho potuto e non posso inserire tutti i lavori, ma in fase di colloquio, quando si parla di un determinato progetto, se ne ho di simili in “portfolio privato” li mostro spiegando il motivo per il quale non sono presenti in quello pubblico.
@ Alessandro
“Forse però potrebbe dipendere dal tipo di accordi che firmi, nel senso che alle volte possono anche farti rinunciare alla proprietà intellettuale, non credi?”
No, i diritti inalienabili non possono formare oggetto di negoziato. Per esempio, il diritto alla vita è un diritto inalienabile. Nessun contratto potrà mai impegnarti a cedere la tua vita, anche se tu lo volessi.
I contratti che dispongono di diritti inalienabili sono nulli.
Ora, bisogna solo capire se questo tipo di opere entra nell’ambito della tutela dei diritti d’autore alla stessa stregua di un libro o di un brano musicale e, come tale, fanno nascere il diritto (inalienabile) alla proprietà intellettuale.
Farò presto una ricerca e ne condividerò i risultati qui su YIW.
A presto.
Personalmente non mi e’ mai capitato nessun cliente che rifiutasse l’utilizzo del credits…in ogni caso di solito mi formo sotto forma di commento in html ;)
Chiedo scusa…ieri avevo postato un commento ma è stato cancellato, c’è per caso qualche motivo in particolare? Grazie
A me pare che tutti i commenti continuino a girare intorno allo stesso punto, senza approfondire nulla. Qualcuno che si smarca grazie alla sua posizione di comodo… non capisco se è sbruffonaggine o poca lungimiranza.
Per quanto si abbia un buon rapporto con certe entità, paghino bene o quant’altro, è importante poter mettere i progetti che si preferiscono nel portfolio, fa una bella differenza poter mostrare che hai lavorato per la campagna Coca Cola piuttosto che la pizzicheria sottocasa.
Girando per la rete mi sembra di aver trovato nel tempo un buon numero di designer che potevano vantarsi di produzioni di altissimo livello, anche se sicuramente questo malcostume è diffuso in tutto il mondo.
Quello che mi da fastidio è la declassazione che subisce il web-designer, voglio dire illustratori o fotografi che realizzano materiale per corporations tranquillamente lo possono dire nel portfolio… ed un designer no? Perchè?
Una domanda: avete parlato di “chiedo al cliente di poter firmare”, in italiano significa che nel contratto non vi sono condizioni che impediscono a priori di pubblicizzarlo nel proprio portfolio.
È davvero così?
Perchè in tal caso io adotterei la via del furbo, si fanno orecchie da mercanti, si inserisce il lavoro nel portfolio (che è comunque la cosa più importante) e chi vivrà vedrà :D
Bravo @Flavio! E’ proprio quello che intendo… Per me è molto importante poter inserire il meglio delle proprie produzioni perchè altrimenti non diamo evidenza del nostro aggiornamento professionale. Non capisco questa posizione dato che in qualsiasi altro campo, i protagonisti di un determinato lavoro, possono vantarsi a pieno titolo di aver contribuito alla realizzazione. Forse dovremmo associarci per far cadere questa legge non scritta ma che ci attanaglia. Che ne dite?
YIW potrebbe fare da capo fila, vero?
Ratificata dalla convenzione di Berna del 1977 e accettata da tutti i paesi facenti parte dell’unione europea, qui si parla di un concetto semplicissimo: il diritto d’autore, il quale, per sua natura, si divide in due importanti fattori:
1. La partenità dell’opera
2. Lo sfruttamento commerciale dell’opera
Il più importante da un punto di vista umano è ovviamente il primo e NON PUO’ ESSERE VENDIBILE, CEDIBILE IN NESSUN MODO, E IL CONCETTO DI PATERNITA’ RIMANE A VITA DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE. In un’epoca in cui l’apparire e soprattutto il presunto valore estetico dell’apparire ha preso il sopravvento sulle regole ci si dimenticano le regole stesse, che sono le seguenti (quella che ci interessa in questo argomento): qualsiasi sia l’opera (perciò anche quelle citate in questa pagina) la paternità rimane dell’autore che, se anche acetta di soprasserede e non mettere il proprio credit a tergo pur di ottenere il lavoro, non deve e non è tenuto affatto a richiedere il permesso di poter mettere nel proprio biglietto da visita (o la propria pagina in rete, o la propria pubblicità video ecc ecc) la lista dei clienti per i quali ha prestato, in cambio di leciti pagamenti, il proprio ingegno e creatività. Per semplicità, se citi nel tuo sito i loghi dei clienti per cui hai prestato servizio non stai sfruttanto commercialmente l’opera che ti è stata regolarmente pagata, stai sfruttando la paternità dell’opera (ho fatto x, y, z) o la tua parte di paternità (ho collaborato ai lavori di x, y, z), ed è un tuo pieno ed inalienabile diritto. La paternità di un’opera è talmente importante che è vietato addirittura venderla, perchè è tua, bella o brutta che sia, e nessuno può negarlo, nemeno tu.
Da un punto di vista pratico, se quando ti pagano hai fattura o un documento che prova che hai fatto o collaborato ad un lavoro di ingegno intellettuale, già quello determina la tua paternità dell’opera e non devi chiedere il permesso a nessuno sul pianeta per comunicarlo a chi ti pare e nei modi che preferisci, ed anche se ci fosse scritto, in un codicillo di un contratto firmato in precedenza, che non puoi comunicare nei tuoi siti personali di avere creato un’opera per la tale o tal’altra azienda (in pratica ti dicono che non puoi comunicarlo, e questo comprenderebbe, per estensione del supposto divieto, che non puoi comunicarlo e basta: nemmeno a voce tra amici o in una stazione radiofonica, ecc ecc) qualsiasi giudice dichiarerebbe il contratto nullo (non annullabile, addirittura nullo… ed è diverso), ma a quel punto il lavoro l’avresti già fatto, saresti già stato pagato ed è salvo (lo era anche prima ma non lo sapevi) il tuo diritto di comunicare CON OGNI MEZZO LECITO POSSIBILE la paternità della tua opera: è un diritto inalienabile perchè sulla paternità della tua opera solo tu hai pieno potere decisionale (salvo dei diritti particolari di un consorte… ma questo è un altro discorso e vale per lo sfruttamento commerciale… il punto 2).
SCONSIGLIO di affrontare, all’atto della “presa” di un lavoro grafico, qualsiasi chiaccherata sull’argomento della citabilità dei clienti nel proprio sito perchè è semplicemente un tuo diritto inalienabile, sarebbe come chiedere il permesso per respirare, per pensare a modo tuo o per parlare. Dico di più, le opere che uno crea, belle o brutte che siano, determinano anche l’anima dell’autore, e questo fa capo a un principio ben più alto: il principio ad autodeterminarsi.
CONSIGLIO di affrontate solo l’argomento dei crediti sul sito del cliente sarebbe come a dire …ti commissiono un quadro ad olio, tecnica mista secondo la scuola pittorica del XIV secolo e ti fornisco i colori dell’epoca e il soggetto da ritrarre… ma non puoi firmarlo…: è un’assurdità iniqua, ma oggi è d’uso e la tutela a ciò esiste ma è troppo ingarbugliata, però sapere che si accetta una condizione iniqua solo bisogno di lavorare o di farsi un nome almeno ci rende consapevoli, che non è poco, perchè serve comunque ad autodeterminarci come autori, ma anche come individui.
Una chiaccherata con un avvocato specializzato in diritto d’autore non farebe male, se non altro per studiarsi una propria e personale strategia comune “…da mettere in atto con ogni cliente futuro, per non farsi rubare il futuro” (vi piace come slogan appena coniato???). :))
Saluti e in bocca al lupo
Giuseppe
Artista
Ciao Giuseppe,
ottimo spunto! Io personalmente ho firmato questa cosa una sola volta anche se era di lungo periodo. Principalmente il documento firmato NDA tutelava l’azienda che mi pagava per un determinato lavoro rispetto al fatto che io potessi pubblicare sul mio sito i lavori fatti (o parte di essi). Questo per loro era importante perchè non volevano che all’esterno o al cliente finale risultasse che facessero fare parti del progetto a fornitori esterni. Come dovremmo comportarci?
Chiedo a Nando e a tutto YIW se possiamo associarci e creare un documento da tenere presente per i lavori futuri.
Grazie ancora
Grazie Giuseppe, leggendo il tuo primo commento ho subito pensato agli NDA di cui parla poi Alessandro. Ma questi non sono accordi che coprono le parti _durante_ la creazione del progetto? Posso capire di firmare di non divulgare a cosa sto lavorando perchè per l’azienda in questione può essere un progetto strategico da non far conoscere alla concorrenza, ma al termine dello stesso non si dovrebbe essere liberi? Un qualsiasi NDA che esplicitamente non fosse “a tempo determinato” sarebbe iniquo ed invalido, no?
Io sono molto addentro al mondo dei videogames e seguo le comunità di arte digitale, trovo un sacco di concept-artist che rilasciano le loro tavole su siti-portfolio, ovviamente dopo che il gioco è stato pubblicato!
Dimenticavo… se sei autore di un opera come “dipendente” di un’azienda, il diritto d’autore spetta all’azienda, almeno per la legge italiana, però devi essere dipendente a tutti gli effetti, a tempo indeterminato o determinato, e non devi essere stato assunto per “quell’opera o quelle opere e basta” perchè non rientrerebbe nell’essere assunto come dipendente, ma rientra nel concetto di “commessa per la creazione di una o più opere”, perciò non dipendente dell’azienda.
Giuseppe
Se un’azienda non vuole far sapere al cliente finale che si appoggia per il lavoro o parte di esso a persone esterne ha tutti i mezzi possibili per farlo, ma tra questi mezzi, per legge, non c’è quello di vietare all’autore di fregiarsi come e dove vuole delle paternità delle proprie opere o di parte di esse. E’ semplicemente, puramente e banalmente una ingiustizia, per di più, ciò che da maggiormente fastidio è il ricatto, la possibilità di lavorare cedendo un proprio diritto sotto ricatto. E’ perfettamente identico a quando si dice ad una donna che l’assumono se assicura che non farà figli (talvolta anche per iscritto): è un ricatto ingiusto che chiede di rinunciare a un proprio diritto per poter lavorare. Non c’è bisogno di alcun documento comune da creare, ci sono già tutte le regole, le leggi, gli accordi internazionali, c’è invece da creare la consapevolezza comune di tutti, fino a che coloro che accetteranno questi ricatti siano una percentuale così bassa che le cose cambieranno. Non occupatevi solo della vostra arte, dei suoi dettagli, dell’estetica o di ciò che veicola, o dei mezzi usati per crearla o veicolarla, ma occupatevi anche e molto del contesto in cui si deve muovere la vostra arte: questo è fondamentale.
Da quando ho compreso di essere un artista, sorridendo ho sempre lottato per queste cose, sia in famiglia che nel mondo esterno, parlandone sempre, interessandomi alle leggi e ai miei diritti di creativo: è un destino che spetta tutti coloro che CREANO, almeno fino al momento che non entrano nell’establishment della grande comunicazione, l’establishment dei media, che purtroppo è proprio quello che ha dato inizio a questi fenomeni di richiesta di rinuncia del proprio diritto di paternità.
Forza e coraggio che tra due gioni è maggio.
Sorridete e create… e siate preparati ai ricatti :)
Giuseppe complimenti per la qualità degli interventi esposti, condivido pienamente tutto quello che hai detto, virgole comprese =)
hai fatto bene a far notare anche che la “proprietà dell’opera” cambia completamente (almeno qui da noi in italia) quando si tratta di un “artista” che presta il proprio operato in qualità di dipendente di un’azienda. C’è ancora molta confusione in merito a questo argomento e sono tanti i dipendenti di aziende che – nel tempo libero provando a fare i freelance – nel tentativo di pubblicizzarsi e avendo ancora realizzato pochi lavori per conto proprio vorrebbero poter mettere in portfolio i lavori fatti per l’azienda presso cui lavorano.
per quanto riguarda la proposta di alessandro, sono assolutamente disponibile a utilizzare il canale YIW – che si rivolge ad un target di molti freelance – per informare nel miglior modo possibile (con riferimenti a leggi, articoli e quant’altro) i “creativi” che si trovano ad affrontare una simile situazione. possiamo realizzare una campagna di sensibilizzazione, scrivere degli articoli mirati (potresti trattare tu stesso l’argomento visto che mi sembri molto preparato in materia), creare un ebook da distribuire gratuitamente, ecc.
Fatemi sapere
Ti ringrazio nando, effettivamente manca un decalogo etico che aiuti i creativi o artisti anche ad evitare errori non voluti (pestando i piedi a quanche altro creativo) ed anche a difendersi dalle insidie che il sistema economico pone in essere nelle varie situaioni di lavoro.
Concordo sul fatto che la situazione più insidiosa è proprio quando una persona è dipendente e nel tempo libero fa il free lance, però se la soluzione esiste per un musicista quando è dipendente per qualcuno può ciononostante essere compositore, depositare i propri brani e cercare di promuoverli trovando già un sistema legale che lo tutela e che gli permette di pagare le tasse come dipendente (in busta paga) e come free lance (come musicista). Se si può fare la parte fiscale per un musicista, penso si possa fare anche per i web-designer, e di conseguenza, pagate le dovute tasse come free-lance, poter apporre nel proprio portfolio anche i grandi nomi di cui si è occupato, seppur come “terzista” per una azienda che fa web-design. In questo caso un commercialista che si occupa del settore musica sarebbe una scelta doc per comprendere meglio la materia e trasporla nei concetti anche ad altri ambiti: d’altronde un musicista, per la legge, non ha più valore di un web-designer.
Ma ora vi leggo un po’, perchè mi sa che sto ingiustamente monopolizzando lo spazio a disposizione.
Sorry.
:)
Segnalo l’iniziativa “humans.txt”: e’ un file che si puo’ mettere nella root del sito/progetto web (come il robots.txt, per intenderci), ed indica sostanzialmente gli individui che hanno lavorato alla realizzazione dello stesso:
http://humanstxt.org/
Google e Flickr sono sicuro che ce l’hanno (provare per credere) anche se in realta’ non hanno elencato per davvero tutti i nomi ;)
Io ho una domanda riguardo al firmare un sito internet:
secondo voi è meglio mettere il proprio nome e cognome nel footer di ogni pagina (del tipo “Designed by Mario Rossi”) con il link al proprio sito personale oppure semplicemente scrivere “credits” sempre con il link al sito personale ?
Ringrazio in anticipo per la risposta
Ciao a tutti!
Non sono una creativa ma mi occupo di formazione e team building.
Da poco mi è successo di svolgere un Team Building per un grande marchio internazionale ma l’azienda mi ha negato l’autorizzazione di poter inserire nel mio sito la mia prestazione nei loro confronti. Inutile dire che, dopo essermi spesa tanto per loro, questa è una grande delusione!
Un’azienda del genere poteva generare un gran flusso di clienti e sarebbe stato un grande fiore all’occhiello!!