Evolution

evoluzioneEvoluzione Umana, come se lo sono chiesto in tanti. Perché, in pochi.

E’ nel DNA di ogni essere vivente: La mutazione; che sia poi Evoluzione o meno starà alla selezione naturale deciderlo. Quanto di certo, e tangibile esistente, sono i cambiamenti che nei secoli hanno rivoluzionato l’aspetto del corpo umano portandolo, dalle fattezze dei primati, a quello (Sapiens Sapiens) dell’essere che comanda il mondo contemporaneo stando all’apice della piramide alimentare.

Dato di fatto: Evoluzione, tutti sanno com’è avvenuta, non di pari passo ha viaggiato la conoscenza del perché, l’evoluzione è avvenuta. Selezione naturale, come detto prima, sopravvivenza, garantirsi un posto quanto più alto nella catena alimentare. Alcuni animali hanno adeguato le loro forme alla vita acquatica, altri alla vita terrestre, altri ancora a quella aerea. Secondo indole ed attitudine, nel corso di millenni, gli esseri viventi si sono raggruppati o differenziati sviluppando fisionomie ed abilità necessarie alla prosecuzione della propria specie: “mimetismo, aerodinamicità, idrodinamicità, denti, zanne, becchi”.

scala.evolutiva

Figura 1 - La Scala Evolutiva dell'uomo, rivisitata e corretta

Arrivato all’apice della piramide alimentare, scavalcati i dinosauri, l’uomo vede le uniche insidie al proprio “primato” derivanti non più da altri esseri animali, ma dalle malattie alle quali va soggetto. Perché quindi modificare ulteriormente la propria fisionomia? Se da oltre tremila anni l’uomo è aumentato solo di qualche centimetro in altezza (dovuto più ad incroci tra etnie che ad effettiva evoluzione), una ragione non scientificamente approvata, ma plausibile, potrebbe giustificarsi con l’assicurazione del primato tra gli esseri viventi e la dipendenza, della sopravvivenza, non più da fattori fisiognomici ma interni, immunitari.

L’uomo perciò ha smesso di cambiare forma, di evolversi, di mutare. Conquistata sopravvivenza, ha rivolto i suoi sforzi a render questa quanto più confortevole; così ad evolvere non è stato più l’uomo, ma le sue creazioni, i suoi strumenti, che modificati nella forma (nel design) si sono adeguati all’evolversi delle esigenze umane, di qualunque natura, e con qualsiasi fondamento, sensato o meno.

L’esempio più lampante è quello derivante dall’abbigliamento. Per un essere umano sempre più glabro, un numero sempre maggiore di indumenti, vestiti od accessori, sono stati disegnati al fine di venire incontro, nell’accezione più sensata, alle diverse e mutevoli esigenze climatiche, ed in quella meno giustificabile(ai fini del comfort) alla distinzione tra classi sociali. Sono cambiate le forme, in minima parte i materiali, non l’utilità. Riprova ne é, anche nel 2010 si potrebbe vestire come nell’antica Roma, ma non lo si fa, tranne che nei “party”. Se dal Neanderthal al Sapiens era la scala evolutiva a raggruppare i cambiamenti dell’uomo, dai sumeri ai contemporanei, è l’abbigliamento ad emergere come peculiarità delle diverse “epoche”  umane.

Figura 2 - Tratto dal Vocabolario Illustrato della Lingua Italiana - Devoto - Oli

Figura 2 - Tratto dal Vocabolario Illustrato della Lingua Italiana - Devoto - Oli

Come facilmente comprensibile, adesso, è proprio dal design, il dare “nuova forma alle cose”, che possiamo comprendere l’evoluzione umana fino ai giorni nostri, ricondurre ogni mutazione di forma ad una nuova esigenza, ad un cambiamento umano “interno” più che esterno.

Le posate. Perché l’uomo ha smesso di consumare i propri pasti utilizzando le mani? Agli albori fu il cucchiaio, in virtù delle tante pietanze brodose che si consumavano durante i pasti; ha la forma delle mani giunte, a coppa, come a prender l’acqua dalla fonte. Se ne ha conoscenza fin prima del medioevo. Seguì i coltello, ma  per vedere le dita sostituite dalla forchetta si dovette aspettare il 1589, quando un anonimo redattore del “The Habits of Good Society” definì “condotta cannibalesca” l’utilizzo delle mani al fine di portare il cibo alla bocca. Un cambiamento, una mutazione, che seguiva le nuove regole della “courtoisie”, secondo le quali, particolarmente sgradevole “è mostrarsi in società con le mani sporche”.

Andando poi a cose meno frivole, e più pragmatiche, la forma del pane. Sembra quanto di più naturale al mondo eppure anch’essa ha una ragione, ed un’evoluzione legata alle necessità, comodità, dell’uomo. In origine era pane “azzimo”, sottile per occupare meno spazio durante gli spostamenti del popolo ebraico. Nei territori del Nord Europa veniva ricavato da farina di segale, più resistente al freddo di quella di frumento. Nell’antica Roma e per lungo tempo in tutte le civiltà Mediterranee si presenta sottoforma di schiacciata per poi prender nuove forme nel corso del MedioEvo, come nel 1700 quando ha origine la “michetta”, un pane studiato per le esigenze degli operai, soffiato al suo interno per renderlo: meno costoso, più fragrante, meglio digeribile e conservabile.

Figura 3 - Le Diverse  forme del Pane

Figura 3 - Le Diverse forme del Pane

La rivoluzione avvenne nel XVIII secolo, quando il Conte di Sandwich, stanco di dover abbandonare il tavolo da gioco per la tavola, da pranzo, ordinò al suo maggiordomo di metter la carne in mezzo ad una fetta di pane, e portargliela al tavolo, da gioco. Nacque così il Sandwich, che diede poi impulso a quei cibi “da strada” tanto diffusi nella società d’oggi, dove il tempo è denaro, e troppo denaro come troppo tempo, per il cibo, non si possono spendere: Hamburger, Hot Dog, od i più italiani, Arancino, Cartocciata, i pizzi, piadina, panzarotti e via discorrendo.

Ma l’uomo, per esigenze pratiche, non solo è passato dal pane azzimo alla pizza, ben più clamorosa è stata l’evoluzione dai segnali di fumo alla rete mondiale di comunicazione. Tanto più s’è scoperto il mondo, quanto più si sono intrecciati i rapporti tra popolazioni lontane, finché necessaria è divenuta la creazione di linee di comunicazione quanto più veloci e largamente fruibili. Dalla parola, e dal passaparola, che coinvolge pochi individui, e nelle vicinanze, si è passati ai corni ed ai tamburi in grado, attraverso suoni convenzionali, di trasmettere un messaggio a più ampia distanza ed a più vasto pubblico. Quindi i piccioni viaggiatori fino all’invenzione di radio, e telefono. Riprendiamo il discorso strettamente legato al design (e non all’evoluzione delle competenze scientifico-tecnologiche) proprio dalla scoperta di Meucci. Legato ai soli uffici del telegrafo, in origine, trovò a Roma la sua prima espansione al pubblico. Dalla Svezia arrivò poi l’invenzione della cornetta, un semplice bastoncino che teneva legati ricevitore e microfono in modo da liberare una mano dell’utilizzatore. Da mobile, il telefono si trasforma in soprammobile, occupa meno spazio, diventa più maneggevole, il filo della cornetta si fa estensibile, fino a decine di metri.

Figura 4 - A Sinistra Meucci, inventore del Telefono, a destra Cooper, inventore del Cellulare

Figura 4 - A Sinistra Meucci, inventore del Telefono, a destra Cooper, inventore del Cellulare

La richiesta di più mobilità è la spinta alla creazione dei telefoni cordless e dei mobili. Il primo “mobile phone”, o cellulare, venne sperimentato nel 1973 da Motorola e messo in vendita pochi anni dopo al costo di 4.000 dollari al chilo, pesava appunto un chilo; molto meno dei “vecchi cellulari”, da installare solo sulle automobili e dal peso di 30/40 chili addirittura. Nuove forme, minor peso, migliori performance, più funzioni: il cellulare si è evoluto, assecondando il volere dell’uomo, diventando così il simbolo del consumo di massa, non più solo proprio d’uomini d’affari, legati per necessità all’altro capo della cornetta. Quella necessità è divenuta la comodità di tutti. Il futuro è una capsula telefonica,  da inserire all’interno della bocca.

Tanti altri esempi di evoluzione per design si potrebbero fare, come soffermarsi a parlare delle abitazioni (dalle grotte alle ville, od ai condomìni), dei mezzi di trasporto (dalle carrozze alle autovetture), della musica stessa, vorrei però chiudere con un paragrafo particolare, che racchiude in sé tutto il peregrinare di quanto scritto: L’essere umano che, non più attraverso l’evoluzione naturale, ma attraverso la propria abilità nel design, modifica il suo stesso aspetto. Parliamo di make-up. Strano ma vero. Noto fin dall’epoca dei fenici e diffuso in larga parte tra la popolazione femminile, è stato utilizzato nel periodo faraonico (e non solo in quello) anche  dagli uomini restando tuttavia nella sua evoluzione, per necessità più che per natura, strumento magistralmente utilizzato dal genere femminile. Ma quante, tra le vestali del make-up ne conoscono l’evoluzione, ed il perché di questa evoluzione? Trucchi e profumi nascono, come detto, all’epoca dei fenici, o meglio a quell’epoca vengono commercializzai  e quindi conosciuti ma già le popolazioni tribali dell’Africa, come quelle del NordEuropa, senza dimenticare quelle delle due Americhe, utilizzavano trucchi e profumi per riti sacri o propiziatori. E’ già in epoca romana, ed ancor più con la diffusione delle religioni monoteiste come il cristianesimo, che la “cosmesi” diviene sempre più arte femminile; arte di modificare il proprio aspetto, con nuove forme, nuovi lineamenti, per renderlo quanto più “perfetto”, privo di imperfezioni.  Ma, ripeto, quante utilizzatrici del make-up sono coscienti che modificare il proprio viso con rossetto e phard, e la ragione stessa della creazione di tali cosmetici, sta nel ricreare sul volto l’arrossamento caratteristico dell’orgasmo femminile? Nessuna meraviglia per chi sa già come i canoni di bellezza (estetica, ovvio), tra esseri viventi, su altro non si basano che sull’immagine di “fertilità”, tanto per la donna quanto dell’uomo.

Figura 5 - Pubblicità Lancome.. esemplificativa

Figura 5 - Pubblicità Lancome.. esemplificativa

Così nascono le tinture per capelli, utilizzate sin dal tempo dei romani, giacché ripristinano un’immagine giovanile, legata appunto alla fertilità, e così, successivamente, anche il Mascara o gli Eye Liner, capaci di ingrandire il contorno occhi dando l’impressione di una gioventù quasi fanciullesca.

Ai giorni nostri i cosmetici vengono ormai abbinati a creme antirughe, creme rivitalizzanti, nutrienti e via dicendo; o per l’uomo, oltre alle stesse creme, troviamo gel per capelli, rasoi addirittura a 4 lame con movimento “oscillatorio”. Perché, dice la psicologa americana Nancy Etcoff:  “la bellezza […] è un patrimonio che si perde rapidamente col tempo e perciò va utilizzato in fretta”.

L’Homo Sapiens Sapiens anche questo ha capito, e nell’impossibilità di evolversi bloccando il cerchio della vita, con conseguente invecchiamento dei tessuti, ha deciso di utilizzare ancora una volta il design per arrivare dove, da solo, non potrebbe evolvere. L’eterna gioventù, o almeno l’illusione, perché il design questo è: nuova forma a qualcosa di vecchio.

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L'autore

Chi è l'autore: Marco Di Mauro. Non sapendolo bene ancora lui stesso, non è in grado di fornire adeguate risposte in merito; attualmente frequenta la Facoltà di Ingegneria Gestionale di Catania.

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