Scatto formato PSD: Fotografia addio
All’improvviso, improvvisiamo. Immaginazione e sudore, non piú, mai piú. Cancelliamo il superfluo, cloniamo la perfezione, ed il resto uno sterile susseguirsi di click. Qualcuno la definisce evoluzione digitale, qualcuno arte senz’anima. Qualcuno non si abituerá mai.
Cosa pensasse Niepce, in quel momento, chissá. Dal pioniere della camera oscura alla memoria flash, di strada se n’é fatta parecchia. Con l’evoluzione del pensiero artistico, immutato fino a pochi decenni fa, tutto é cambiato. Scattare é arte, in modo consapevolmente differente, tanto quanto lo é dipingere o illustrare. Spazio all’immaginazione: un fotogramma di reale irrealtá, spesso un’irreale normalitá, altre volte, semplice circostanza. L’astratta percezione dell’artista in una frazione del tempo, slow motion di emozioni racchiuse, per sempre, in quell’unico, interminabile scatto.
Innovazione idem regresso? Uno scatto, forse due, forse nessuno. Chissá cosa ne direbbe Niepsce, di Google e Photoshop. Chissá. Uno scatto approssimativo, click. Grazie fotoritocco, click. Una volta le condizioni favorevoli le si aspettava per ore, il soggetto per giorni, la scena per mesi. A volte una frazione di secondo, geniale.
Evito il teatrino nostalgico, ma ricordo nostalgicamente quanto fu. Un episodio unico, istantaneo, fra le mani. Irripetibile. Eppure la qualitá si é triplicata, positivamente, con risultati mozzafiato tanto brillanti quanto vagamente razionali: bilanciamenti perfetti, contrasti che rasentano la perfezione e colori surreali. Quale il limite, se di limite si parla?
Navigo spesso per i siti alla ricerca di idee altrui. Non fraintendetemi, non necessito di nuovi spunti. Voglio constatare e confrontare, vedere e criticare. Perché io sono alla vecchia maniera, non amo ritoccare le mie fotografie. A volte, lo confesso, una piccola regolata al contrasto ed una controllatina all’istogramma non la risparmio. Sono tentato, é vero, vorrei trasformare i miei scatti in scene paranormali, simili a quelle dei grandi fotografi. Che bravi.
Mi sono imbattuto in Olaf Heine, professionista del click. È abile, creativo, ma perché ricorre al fotomontaggio? Non solo ritocco, ma fotomontaggio consapevole. Immagini fuse e spacciate per fotografie, a che pro? Attenzione, peró, a non confodere gli scatti artistici con quelli necessari (o necessariamente montati) per il design pubblicitario. Lí sono totalmente d’accordo poiché cambia il target della cosiddetta opera.
Lo ammetto, da designer, certi ritocchi affascinano. Ma dov’é finita quella frazione di secondo attesa per momenti, giorni, mesi? Ho deciso e ve lo prometto: intervisteró Olaf Heine. Gli chiederó spiegazioni, perché io voglio capire, io voglio sapere, io voglio conoscere questo ipotetico motivo. Mia ostinazione? Forse lo é. Il progresso tecnologico, audiovisivo e morale da anni propone delle incognite che amplificano il mio critico interesse. Sono curioso, chissá cosa mi dirá, Olaf. Rispetto artisti come lui, spesso visionari. Che sia solo un aiuto tecnologico per aggiungere un’ulteriore dimensione alla percezione del – ed oltre il – reale?
Cosa ne pensate? Parliamone.
3 commenti
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Scatto formato PSD: Fotografia addio
[...] Scatto formato PSD: Fotografia addio mercoledì 1 luglio 2009 | Tratto da: https://www.yourinspirationweb.com/ [...]
Sono d’accordo con te, e mi rendo conto che purtroppo sempre più spesso le fotografie (almeno sul web) vengono sempre più spesso ritoccate, anche solo per aggiungere qualche filtro, sfumatura o luce.
Secondo me il problema è che le opere d’arte tradizionali (quadtri, foto), non vengono più riconosciute come tali, e vengono molto spesso scambiate e usate come stock.
Tantissime art community mettono insieme le cosiddette sezioni di fotografia e fotomanipolazione.. due concetti che secondo me sono completamente diversi: a mio parere la fotomanipolazione crea un atmosfera, o cerca di trasmettere qualcosa trasformando o unendo varie immagini, mentre la fotografia cerca e a volte riesce a trasmettere qualcosa semplicemente immortalando un attimo della realtà.
Ripeto, secondo me il problema è che non si riesce più a riconoscere un opera d’arte in una foto, questo perchè siamo “viziati” dagli effetti affascinanti delle fotomanipolazioni.
Caro Arazz,
innanzitutto ti ringrazio per aver commentato l’articolo.
Il problema, secondo me, sta altrove. È importante se foto o dipinti vengono trattati come stock? Gli stock non sono altro che uno strumento di diffusione di massa da parte degli autori. Se questi decidono di intraprendere questa strada, scelta loro, condivisibile o meno. Spesso le foto da stock ritraggono scene piú idonee ad una campagna pubblicitaria che non ad un’opera fine a sé stessa. Vengono scattate consapevolmente con un target specifico e ció rende queste immagini fondamentalmente diverse. Di una cosa sono sicuro: le mie foto piú belle, quelle impegnative, non le daró mai via per uno stock, e come me tanti altri.
Riporto all’esempio dei quadri selezionati in una stanza (*editoriale “moda”) e ti chiedo: È importante se una bella foto, geniale e quant’altro, venga ammirata in un container da stock o esposta al museo? In questo caso sarebbe piú significativo criticare la professionalitá dell’artista.
Sono andato fuori tema, me ne rendo conto. Per il resto condivido il tuo pensiero.
Un caloroso saluto ed a presto
Daniele