Lavoro e Web: tra incertezze e nuove opportunità

Sono quasi due anni che la “crisi” imperversa globalmente: non ha risparmiato neanche il nostro settore e in generale quello dell’ICT. Anche se i vari studi confermano che questo settore è il solo in netta ripresa e può essere il vero traino per l’economia.
Purtropppo per quel che riguarda le professioni del web in Italia le cose stanno cambiando molto lentamente, personalmente registro un immobilismo irritante soprattutto per quel che riguarda le grandi aziende. Nonostante la crisi, nonostante la tecnologia e soprattutto l’affermarsi di internet (specie in forma 2.0) le medie e grandi realtà non stanno investendo nello sviluppo di risorse eccellenti e nuovi talenti.

La situazione italiana: le medie e grandi aziende

Penso sia impossibile parlare in Italia di realtà come Google, ma allo stato attuale regna incontrastato un caos che coinvolge le professioni, le retribuzioni e le prospettive di crescita.
Non vengono affrontati temi come il tele-lavoro ossia contratti che guardano più al risultato che alla presenza in ufficio (attestata dalla timbratura del cartellino).
Un bravo professionista non riesce a trovare facilmente la propria strada perchè il management guarda nel breve periodo solo ai risultati e all’abbattimento dei costi, aumentando così gli utili per se e per gli azionisti. Lo sviluppo, la ricerca e la “retention” verso i talenti emergenti non è un obiettivo delle aziende italiane in cui le funzioni di Risorse Umane non dettano più le strategie in questo ambito.

Oltre a questo approccio sbagliato, le aziende continuano a valutare i propri dipendenti in base alla presenza giornaliera e alle quantità di ore lavorate, mentre la qualità del lavoro, il rispetto dei tempi e la curiosità nello sperimentare non sono valori così importanti. Soprattutto nell’ambito web il discorso tele-lavoro potrebbe essere applicato con successo, cambiando le logiche contrattuali a vantaggio del conseguimento del risultato e dell’obiettivo. Con il tele-lavoro si potrebbe dare al dipendente un notevole benefit in termini di tempo impiegato per raggiungere la sede di lavoro, la possibilità di non dipendere da un orario rigido, ma anche risparmio economico.
Questo risparmio di riflesso andrebbe a toccare anche l’ambito aziendale: risparmio in termini di luce, riscaldamento/condizionamento, predisposizione postazione di lavoro, ecc.
Le aziende inoltre farebbero un vero passo avanti verso la sostenibilità, contribuendo non poco all’abbattimento dell’inquinamento (soprattutto nelle grandi città). Questo modello è valido per il web ma ovviamente per tutte quelle attività in cui il dipendente comunica con i colleghi soprattutto attraverso telefono (e conference call), mail e messaggistica istantanea.
La soluzione per un bravo professionista quindi potrebbe essere quella di andare in una realtà più piccola (nel nostro caso una web agency) oppure diventare freelance. Ed è di questo che mi voglio occupare.

La situazione italiana: il mondo freelance

Tutti sappiamo come sia complicato per i professionisti del web far valere le proprie competenze. Convincere l’azienda (che vuole dotarsi internamente di un reparto web), che una sola persona non può portare avanti tutto il progetto è una delle sfide che tutti noi ci troviamo a combattere quotidianamente. Far capire che un web designer con competenze di Asp.net, PHP, MySql e suite Office non è un profilo REALE è un’impresa in Italia: basta vedere gli annunci che ci arrivano via email, rss o sui portali specializzati.
Hai fatto mai un confronto con gli stessi annunci pubblicati per il mercato USA, UK o anche tedesco? Sicuramente i budget o gli stipendi saranno più alti (proporzionati al costo della vita) ma viene richiesto espressamente e con puntalità un profilo ben specifico. Personalmente seguo gli annunci di lavoro esteri per questo motivo: capire dove si sbaglia in Italia! La risposta è semplice: manca la cultura!

Se consigliate a qualcuno di andare da un carrozziere per problemi alle luci dell’auto la risposta sarà che ci vuole un elettrauto, giusto? Se in un’azienda italiana c’è bisogno di un front-end developer (che conosca xhtml, css e javascript) si cercherà magari un programmatore oppure un grafico stampa!
Negli annunci dei clienti finali la situazione è ancora peggiore e diventa quasi ridicola. Credo di non aver mai incontrato un cliente che sapesse davvero cosa gli servisse.

Cosa fare allora?

Credo che un dipendente di una grande azienda, che voglia avere più spazio, debba guardare con interesse le piccole realtà specializzate: ossia le web agency. Non serve cambiare per andare in un’altra grande azienda, le problematiche saranno le stesse.
Diventare freelance potrebbe essere davvero complicato se non si ha esperienza e se non si è pronti a considerare periodi di “magra” magari dopo anni di “stipendio sicuro”.
La cosa che però non capisco e critico, risiede nel fatto che le aziende (in questo caso di qualunque tipo e dimensione) scelgono maggiormente di applicare questi contratti “flessibili”. Non mi addentro nello specifico perchè ci sono tantissime varianti, ma la sostanza è che la flessibilità è soprattutto per l’azienda. Quest’ultima offre un contratto atipico (quindi senza garanzie, con durata limitata, senza ferie o malattie), ma obbliga il dipendente ad una prestazione di taglio “tipico” o “tradizionale”. Questo significa presenza in sede, orari e magari anche esclusività del rapporto precludendo la possibilità di prendere lavori extra. Di tele-lavoro non si accenna mai.
Come al solito in Italia le novità vengono applicate in modo distorto: in questo caso la favola della “flessibilità” è assolutamente diventata un incubo per molti.

Il freelance condivide lo stesso stato di crisi di chi ha un contatto a tempo, ma ha la possibilità di poter lavorare su più progetti contemporaneamente e magari scartare i lavori che gli sembrano poco convenienti. Certo bisogna continuamente cercare la giusta commessa, il giusto progetto, il cliente ottimale.

Alcuni consigli

Non mi dilungo sull’elencarti i vari siti di annunci specializzati, ma consiglio però di cominciare a seguire anche quelli esteri, soprattattuo statunitensi. Inizialmente per prendere confidenza con le richieste (e ti stupirai della precisione delle stesse), con un pò di pratica si possono cominciare ad inviare le proprie candidature e prendere qualche lavoro. Se questo avverrà noterai come la distanza non sia un problema di efficenza nè di fiducia, di come Skype sia un ottimo alleato e di come i pagamenti saranno facili e veloci grazie a PayPal (in Usa lo utilizzano tutti). L’unico problema potrebbe essere il fuso orario. Su questo argomento voglio darti, invece qualche link utile:

Sono tutti servizi molto validi e sicuri, testati personalmente.
Sempre in ambito globale e anche per stuzzicare la curiosità di molti pubblico questa classifica con le 50 skills più ricercate:

La classifica è stata pubblicata in un articolo di Donanza che analizza le diversità tra svikuppatori WordPress, Drupal e Joomla. Questa tabella potrebbe anche esservi utile in ambito SEO…

Una nuova prospettiva: l’asta online

Ho lasciato per ultima un’altra risorsa che si stà facendo strada in Italia molto velocemente. Il modello ovviamente è importato dall’estero, ma garantisce un gap minimo tra le richieste del cliente finale e il vero prodotto da realizzare.  Questa realtà si chiama piattaforma per la mediazione professionale. Funziona come un’asta dove il cliente/azienda pubblica il servizio desiderato, con tempi e budget e i vari fornitori iscritti pubblicano le loro offerte.
Il cliente vede il profilo e assegna a suo piacimento il progetto. La piattaforma guadagna dalla transazione prendendo una piccola percentuale del budget definito. Realtà come questa garantiscono che i lavori commissionati siano aderenti con le richieste e le specifiche e per i fornitori (noi) viene allontanato lo spettro di richieste folli o assolutamente non compatibili con le nostre skills.

Tra queste realtà vorrei segnalare twago.it che è appunto (da loro definizione) “una piattaforma globale per la mediazione di servizi altamente qualitativi”. Twago nasce in Germania ma il sito è localizzato anche in Italia. Le offerte di lavoro arrivano via email e si può scegliere anche di partecipare a lavori fuori dai confini italiani.
Provalo perchè le possibilità di aumentare il bacino di clienti è davvero alta, in totale sicurezza.

– Cosa ne pensi del tele-lavoro in generale?

– Nel nostro ambito i mezzi tecnici ci aiutano (skype, email, strumenti di condivisione), ma è possibile lavorare ognuno nella propria stanzetta?

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L'autore

Alessandro è un professionista del web da oltre 8 anni e vive e lavora a Roma. Ha diverse conoscenze nell’ambito del web design e dello sviluppo web. Spazia dalla creatività pura allo sviluppo di template e graphic design conforme agli standard W3C.

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